Prologo.
Che ci faccio qui? Mentre mi giro nel letto mi sembra di aver dormito per cinquant'anni. Mi sento tutte le ossa rotte, e i muscoli rattrappiti di un vecchio clochard che ha passato la notte riparato da un cartone per il freddo. Piano, forse riesco ad alzarmi. Comincio a ricordare dove sono. No, non è un ospedale, queste pareti le conosco. Anche quello spigolo lì, dove stavo per battere la testa. Non lo vedo ma lo sento che c'è. Mi alzo, e subito colpisco qualcosa col piede. Rotola per terra un piccolo cestino portarifiuti verde, chissà chi l'aveva messo lì...Poi, con movimenti lenti ma precisi, riprendo il controllo. La vestaglia scozzese, lunga e calda fino alle caviglie. Gli occhiali da sole, trovati sul comodino frugando un po'. Manca solo il sigaro e un bicchiere di Whiskey, penso. Ma entrando in bagno trovo solo piccole fialette monodose di collirio e delle salviettine sterili con cui pulirmi il viso. Con gli occhiali da sole ora posso aprire un po' di più le fessure dei miei occhi, e quando mi giro per vedere chi è che apre la porta distinguo a fatica una signora di meza età dall'aspetto gentile, che con aria severa ma buona mi fa: "Ah, finalmente ti sei svegliato". Sospettoso la guardo meglio, stringendo al massimo le palpebre, e da quell'anfratto mi pare di riconoscerla. Emetto un verso, un misto di dolore e desiderio di compatimento, e mi dirigo a piccoli passi verso il letto, per stendermi e mettermi il collirio.
"Mà, mi scaldi un po' di latte?".
E' il primo vagito della mia seconda vita.
Gli occhiali da sole, mio unico riparo dalla luce in questi giorni.
La guarigione.
Non c'è niente di più romantico, in senso assoluto, della malattia, se non le sue più dirette conseguenze: la morte e la guarigione. Che sono, a ben vedere, concetti neanche troppo distanti. Sono queste, in estrema sintesi, le conseguenze a cui sono giunto dopo aver passato cinque lunghissimi giorni chiuso in camera nel buio completo, dopo un'operazione agli occhi, senza avere null'altro da fare se non pensare (e Dio solo sa quanto avessi bisogno di fare tutt'altro).
E così passavo le notti rimirando le righine di luce tra le tapparelle, e i lunghi giorni creando splendide geometrie nel buio dei miei occhi chiusi. Se per i primi due giorni almeno il dolore fisico era capace di distrarmi, nei giorni seguenti non potevo sfuggire ancora al confronto con le incertezze della mia vita. Anzi, un modo a dire il vero c'era, e fu un'epifania di Leonard Cohen in sogno a suggerirmelo (o forse ero sveglio, chi può dirlo). Mentre già tremavo al pensiero di tutto quel tempo in cui potevo solamente pensare ai miei problemi, venne in mio soccorso il suo viso benevolo. Attorno a lui un coro di angeli cantava la sua "sisters of mercy" in italiano. Ho ancora in mente quelle parole:
Sono coricate al mio fianco
Mi sono confessato a loro
Hanno toccato tutti e due i miei occhi
E io ho toccato la rugiada sull'orlo delle loro vesti
Se la tua vita è una foglia
Che le stagioni strappano via e condannano
Loro ti terranno attaccato con l'amore
Che è leggiadro e verde come uno stelo
Il mio occhio prima dell'operazione...
Doveva essere un segnale del Divino, visto che il giorno dopo una delle sorelle della misericordia che mi hanno accompagnato finora nella vita venne a far visita alla mia mente. Il mal di testa stava passando, e mi ero deciso ad ascoltare un po' di musica con le cuffie. I primi giorni dopo l'intervento dormivo però nella mia vecchia camera di sotto (la mansarda era troppo luminosa), e non avevo nè stereo nè mp3, ma solo tutta la mia raccolta di vecchi, desueti cd audio. Andando a tastoni, ero arrivato al reparto delle vecchie compilation che ascoltavo in macchina. Gli antenati delle pingu compilation odierne, si può dire, erano infatti le rozze e spartane aa.vv., e in seguito quelle intitolate per giorno/mese/anno. La scelta cadde su queste ultime, forse perchè hanno canzoni più recenti, e quindi sono più a portata di mano nello scaffale. La distinzione tra una vv.aa. e una compilation giorno/mese/anno, comunque, non è solo temporale, ma rappresenta anche un altro passaggio (tra due sisters of mercy, diciamo). Questo per dire che anche se la scelta di una serie di compilation al posto di un'altra non ha influenzato la mia guarigione, ha materializzato comunque nella mia mente una serie di ricordi legati a quelle canzoni e alla persona con cui le avevo ascoltate. E così anche io, come i Trembling Blue Stars in "Abba on the Jukebox", ho potuto rivedere nella mia mente le più belle, semplici, banali e felici immagini di una storia d'amore.
La strada sulle colline per andare a Monfumo, in primavera;
(looper, on the flipside)
in macchina mentre andiamo al concerto delle pink bubbles;
(primal scream, keep your dreams)
una domenica d'estate agli Englisher Garten;
(anywhen, all that numbs you)
l'autoradio, le luci di Trieste in lontananza, e tu che mi dormi vicino;
(r.e.m., nightswimming)
in viaggio verso Palermo di notte, in una cuccetta da sei, mentre fingo di dormire
ma ascoltando il walkman controllo che il tuo vicino di posto non ti tagli la gola con un coltello;
(hood, they remove all trace that anything had never happened here)
la sosta per le cipolline borettane alla conad;
(doves, friday's dust)
nel parcheggio del centro giovanile aspettando Vale e Nico,
e nella colonna sonora del tuo spettacolo;
(mùm, there is a number of small things)
tu e Laura che cercate di cantare l'inizio di 'gabriel' in macchina;
(lamb, gabriel)
io che tampono una macchina per insegnarti i parcheggi in salita,
e tu che cerchi farmi cantare wild is the wind;
(nina simone, wild is the wind)
il sole a Monfumo la domenica pomeriggio, la nostra ultima estate;
(neil halstead, two stones in my pocket)
...il mio occhio dopo l'operazione.
Forse era proprio destino che fosse lei ad accompagnarmi in questi giorni. Quando l'ho conosciuta mi disse che era reduce da un intervento all'occhio per un orzaiolo, e questa cosa mi affascinava particolarmente, anche perchè pensavo che l'orzaiolo esistesse solo nei romanzi di Tolstoj. Quando la mia eroina da romanzo russo guarì dal suo orzaiolo, guarì anche me da un male diverso, e più difficile da estirpare. Mi regalò poi due anni bellissimi, e se mi venisse la tentazione di domandarmi perchè furono solo due anni e non una vita intera, beh, allora dovrei chiedermi anche perchè il male che avevo prima di lei non è durato una vita intera. Alla fine se possiamo guarire dalle malattie, se possiamo aiutare qualcuno a guarirne, se ci restano tanti bellissimi ricordi, se possiamo stare cinque giorni al buio senza vedere la luce e poi, tutto a un tratto, risvegliarci e ricominciare come fosse la prima volta che abbiamo aperto gli occhi, beh, ditemi voi se non ci sono abbastanza motivi per essere ottimisti...
bentornato alessio!
RispondiEliminapost spettacolare. as usual...
dj nepo
buongiorno! in queste foto sembri John Cusack :)
RispondiEliminaDomenica ho mangiato affianco all'unieuro, e poi ho provato la password "ottimismo" su tutti i loro computer, ma non ha funzionato...
Tiz
Belle e Sebastiaaaaaan! Voglio il poster ank'io...
RispondiEliminaNon sembri Cusack sembri Robert Downey Junior.. A presto
ma quali motivi per essere ottimisti?
RispondiEliminaancora non ci vedi bene, avanti...
anti-leopardi. *
RispondiEliminasecondo me sembri franco franchi che fa il gatto di pinocchio
RispondiEliminaun bacetto sulla fronte, dolce pingu
RispondiEliminami stavo preoccupando... stai bene!!
RispondiEliminabene...insomma, ora almeno riesco a uscire di casa ma ogni volta che devo cercare qualcosa ci metto tre ore perchè vedo ancora tutto offuscato. ieri per trovare il telecomando ci ho messo una mezzora buona. per vedere poi delle nuvolette che parlavano... cmq spero sia ancora per pochi giorni. benedetta io sarò ancora un po' confuso, ma perchè i leopardi?
RispondiEliminasolo perchè lo sto leggendo/studiando in questo periodo
RispondiEliminanon sapevo niente dell'operazione..
RispondiEliminami è venuta una voglia pazzesca di ascoltare friday's dust.
non si può fare un post all'anno però!!!
RispondiEliminaè bellissima la foto del tuo occhio prima dell'operazione... nell'iride si vede distintamente la macchinetta fotografica sorretta dalle tue manine...
RispondiEliminaChi sa quante volte te lo senti dire..comunque..ti leggo sempre anche se non ti ti scrivo mai..hai un talento naturale,e una sensibilità che ti fa onore.Da sola.
RispondiEliminaBaci,bu