giovedì 30 settembre 2004

Il boschetto di bambù

Ieri notte, mentre passeggiavo a qualche isolato da casa mia con Diego morsicando una mela verde, riflettevo sul fatto che in questo momento di incertezza la mia priorità dovrebbe essere quella di pensare al futuro, ma non al futuro come sono abituato a pensarlo io, un futuro diverso. Un lavoro, insomma.
Mi viene in mente uno dei primi cartoni animati di Miyazaki, "Panda Kopanda". Parla di una bambina, Mimiko, rimasta orfana dei genitori. Quando la nonna, con cui vive, deve andare in città per qualche giorno e la lascia sola, si sente comprensibilmente un po' impaurita. Appena torna a casa, però, trova ad aspettarla un Panda enorme con il suo piccolino, scappati entrambi dal circo, arrivato da poco in città. Mimiko non ci mette molto a trovare un modo di occuparsi dei due, e a creare la famiglia dei suoi sogni.

La mattina dopo, prima di andare a scuola, prepara la colazione al panda-papà, e gli porge la valigetta con il pranzo e il cappello, per andare a lavorare. Il povero panda però neanche sa cosa vuol dire lavorare, lui ha sempre vissuto nel circo, e proprio non capisce.

Alla fine Mimiko lo toglie dall'imbarazzo, come solo una bambina saprebbe fare:
"Ma certo! Come ho fatto a dimenticarlo? Oggi è vacanza! Ne sono sicura!"
E il panda-papà, risollevato:
"Sì, esatto! E' sempre vacanza! Quindi non devo andare al lavoro!"

Quando si è messi alle strette, però, è proprio il momento di aguzzare l'ingegno, e allora fioccano le iniziative, le idee imprenditoriali. Nelle ultime due settimane, tra tutte le proposte per il futuro che sono emerse dalle conversazioni con i miei amici, quella che mi ha convinto di più è stata l'idea di recuperare il tesoro della tomba di Alarico, nel letto del fiume Busento. I guerrieri visigoti infatti credevano che seppellendo il loro re con il suo cavallo e il suo immenso tesoro (frutto del saccheggio di Roma) in un posto inaccessibile, gli avrebbero fatto guadagnare un infinito prestigio nell'oltretomba. Questo esercito di barbari si lanciò così in una grande opera di ingegneria idraulica, deviando le acque del Busento per poter scavare la tomba di Alarico nel letto del fiume. Per mantenere il segreto gli schiavi che avevano compiuto l'opera vennero naturalmente trucidati, e le acque furono poi ricondotte nel loro letto naturale. Il tesoro non è mai stato trovato, ma temo che non siamo i soli a volerlo fare...

Il vero business sarebbe però la costruzione di due galee veneziane perfettamente uguali ai modelli originali della battaglia di Lepanto (con il tesoro di Alarico potremmo far ricostruire l'intera flotta, volendo), da utilizzare nella laguna di Venezia come mezzo di trasporto per turisti tra la città e le isole vicine. Oltre che per inscenare naturalmente meravigliose naumachie, con battaglie simulate alla luce di suggestivi fuochi artificiali, nelle lunghe notti d'estate. Una volta comperata con i primi guadagni un'isoletta poco distante da Venezia, che gioia sarebbe dare feste per gli ospiti in una bellissima villa, con annessa piscina e una perfetta ricostruzione di un anfiteatro romano, da utilizzare per qualche spettacolo che allieti gli ospiti, prima delle battaglie...

Nel caso in cui questo progetto per qualche inspiegabile motivo non riesca a concretizzarsi, non resta altro che rivolgersi ai consueti, mortificanti canali attraverso i quali vieni prima sezionato, poi umiliato e infine puoi essere addirittura assunto da qualcuno.
E dire che mi meraviglio ancora dei rifiuti della mia candidaturada parte della Trudi
(ma almeno mi hanno risposto via lettera con la carta intestata con gli orsetti) e da parte della Bmw. Soprattutto il mancato interesse da parte della Bmw mi ha offeso. Ricordo che un giorno, compilando sul loro sito uno di quei form troppo lunghi e con domande fatte apposta per far perdere la pazienza, alla domanda del perchè volessi lavorare per loro, risposi che da piccolo giocavo sempre con un'automobilina verde con le portiere che si aprivano (particolare che in me bambino suscitava Meraviglia, in una macchinina così piccola). Scrissi anche che quella era la mia macchinina preferita, e quando andavamo in vacanza in Toscana, a Montescudaio, in autostrada contavo tutte le macchine uguali a quella che riuscivo a vedere, raggiungendo cifre inimmaginabili (una volta ne contai più di 200, ma mia mamma non volle credermi). Quando mio zio ne prese una e mi portò a fare un giro d'onore a Cecina, seduto su quei sedili in pelle che avevo visto solo nei film, beh, provai davvero quelle portiere che si aprivano. Mentre mangiavo l'anguria sul terrazzo della casa dei nonni, la sera, pensai che era il giorno più felice della mia vita.

Beh, quella macchinina, scrissi, era una BMW, e io credo nei segni del destino.

lunedì 27 settembre 2004

Ti ricordi?

Tutte le volte che mi è capitato di voltare le spalle a una ragazza senza sapere quando e se l'avrei rivista ho sempre pensato alla scena in cui il Dottor Zivago vede quella che crede sia Lara. L'ultima volta che si erano visti, prima che lei partisse per mettersi in salvo, lui aveva cercato il più possibile di mantenere un certo contegno, di trattenere le lacrime, di sorridere anche, per convincerla e convincersi del fatto che quella fosse la cosa più giusta da fare, in quel momento. Mentre la slitta trainata dai cavalli si allontanava sulla neve, però, ricordo ancora l'immagine di lui che corre dentro casa, sale le scale a perdifiato, e rompe un vetro reso opaco dal ghiaccio per poter vedere ancora quel puntino all'orizzonte.

Odio gli addii, ma a volte può capitare davvero di perdere le persone, per scelta o per destino. E mentre rivedi come un film la scena del vostro ultimo abbraccio, mentre cerchi di ricordare le esatte parole che vi siete detti, sforzandoti di sentire il suono della sua voce, pensi a come potrebbe essere la prossima volta che la vedrai. Forse mi accorgerò che non è come me l'ero immaginato, che la magia è svanita col passare del tempo, che altre cose hanno preso il posto di lei, e sarà un sollievo la malinconia di quel momento: ho perso qualcosa ma ho ritrovato la mia vita, la cosa più importante.

Poi però comincio a vedermi con i capelli bianchi, il viso segnato dagli anni ma con poche rughe, un'espressione resa quieta dalla vecchiaia, ma pensierosa. Il tram è affollato, c'è quel sole primaverile che dà quasi fastidio, e la mia vita è racchiusa tutta nelle parole di una voce fuori campo:

"Le pareti del suo cuore erano di carta, ma lo teneva per sè. Teneva molte cose in sè."

Poi un piccolo particolare visto dal finestrino, il colore dei capelli forse, e mi sembra di riconoscerla. Ma forse è solo un mio desiderio. Forse ho sempre sognato di rivederla, prima o poi. Le ho fatto una promessa: mi ha detto: "non voglio perderti" e le ho risposto "non mi perderai". E quella promessa me la sono portata dietro tutta la vita, attraverso tutte le case in cui ho abitato, le donne che ho frequentato, la gente che ho conosciuto. Dietro a tutto, nascosta dalle cose che mi circondavano, c'era lei. E ora riemerge, come un diario dimenticato in un cassetto, che torna fuori quando facciamo le pulizie, o un trasloco. Lo apriamo e tutto ci sembra intatto, mentre noi non lo siamo più.
Incontrarla ora sarebbe come tornare indietro nel tempo, abbracciarla e poterle dire: "eccomi, sono qui come avevo promesso, ti ricordi?". Sarebbe come negare il tempo e il dolore che ci hanno permesso di dimenticare. Ma non ho dimenticato com'eri allora, non ho dimenticato il tuo viso, i tuoi capelli, le tue parole, quando ti ho girato le spalle.



Mi viene in mente "palombella rossa" di Nanni Moretti, quando lui guardando quella scena non riesce a trattenersi e urla: "Voltati! Voltati! Voltati! Bussa! Bussa! Fatelo scendere! Fatelo scendere! Corri! Corri! Corri! Urla! Urla!!! NOOOOOOO!!!!". Anche io spero che quel giorno lei si volti a guardarmi, mi riconosca, mi abbracci e mi dica: "ero sicura di rivederti ancora, me l'avevi promesso, ti ricordi?".

lunedì 20 settembre 2004

Settembre

Amo molto il mese di settembre, da qualche anno. Forse perchè le mie ultime estati non sono mai state come dovevano essere, secondo i miei piani (ma come spesso accade i piani possono fallire, diceva Morrissey in una vecchia canzone degli Smiths). E così settembre diventa il mese che annuncia un nuovo anno pieno di allettanti promesse, ma allo stesso tempo non può non ricordarmi altri anni e altre allettanti promesse, per la mia personale filosofia di vita che non contempla il guardare avanti se non ci si guarda prima indietro.

Sarà che le giornate si allungano, le prime foglie ingialliscono e io posso finalmente ricominciare ad ascoltare canzoni tristi senza che il sole fuori mi faccia sentire in colpa (anche se nell'estate del 1995 consumai Closer dei Joy Division...). Se poi provo a pensare alle canzoni che parlano di settembre, quasi tutte parlano di ricordi.

Da Simon e Garfunkel in "april come she will"...

August die she must,
The autumn winds blow chilly and cold.
September I'll remember,
A love once new has now grown old.

...a Barbara, in "septembre"...

Les fleurs portent déjà les couleurs de Septembre
Et l'on entend, de loin, s'annoncer les bateaux.
Beau temps pour un chagrin que ce temps couleur d'ombre.
Je reste sur le quai, mon amour. A bientôt.

...dai R.E.M. di "nightswimming" (nightswimming, remembering that night / september's coming soon) a "melancolie in settembre" di Peppino di Capri (solo un ricordo forse un po' sfuocato / è tutto quello che mi resta di te), fino allo standard "september in the rain" (the leaves of brown / came tumblin' down / remember). E ne potrei elencare tante altre, senza essere smentito neanche dagli insospettabili Earth wind & fire, che in "september", che pure è una canzone allegra, cantano: "say do you remember / dancing in september".

Ma la canzone che per me più di tutte rappresenta il settembre è senza dubbio "September's not so far away" dei Field Mice. Erano in una Tdk C90 di mio fratello, una compilation di singoli della Sarah Records che gli aveva registrato un suo amico. Di solito le cassette gliele rubavo così, senza un ordine preciso. D'estate frugavo spesso nel suo archivio e ne prendevo una pila, una decina circa, da ascoltare mentre leggevo sul letto. Così per caso, un pomeriggio, mi innamorai di questo gruppo, prima ancora degli Smiths, prima ancora dei New Order (anche perchè le loro cassette non le avevo ancora sentite...). La canzone che avevo ascoltato allora, neanche a dirlo, parlava di settembre, e di ricordi.

"I will I'll always remember, the days and nights we spent together
the happiness of being with you, the sorrow of parting from you
More than a hundred miles away, you live, and sure I'll love you always
seeing you again was heaven, now you're gone again and it's hell.

September's not, september's not so far away

I will never again ask you if there, if there is any chance
I understand you wanting to be, wanting to be totally free.
I hope every call is from you, I'm not convinced I should not love you.
I am merely missing you so, wanting to be kissing you so

September's not, september's not so far away"

Non ero abituato ad ascoltare delle canzoni con quei testi, dei testi talmente semplici che potevo capirli senza sapere l'inglese, dei testi in cui chi scriveva si metteva a nudo così tanto che quasi mi venivano i brividi, a pensare di far ascoltare quelle cose a qualcun altro. Le canzoni che avevo sentito fino a quel momento avevano delle parole dietro alle quali nascondersi, da interpretare, mentre queste erano lettere scritte dopo essersi asciugati le lacrime sul cuscino (per citare una vecchia canzone di David Bowie) ed erano davvero imbarazzanti, e per questo più coraggiose di qualsiasi cosa avessi ascoltato prima.

Quando ho sentito "september's not so far away" ho pensato che quella canzone diceva cose che non avrei mai avuto il coraggio di dire o di scrivere a nessuno, per pudore forse, con parole che nella loro semplicità racchiudevano la realtà delle cose, dalla quale spesso fuggiamo per paura di sembrare ridicoli, patetici, incompresi.
Così, qualche tempo dopo, quando mi trovai a dover fare una cassetta C90 per conquistare quella che sarebbe diventata la mia prima ragazza, decisi di registrarle anche una canzone dei Field Mice, e le misi dentro la cassetta anche il testo. L'avrebbe tradotto anche un bambino, ma era soltanto per farle capire quello che avrei voluto essere per lei, se me ne avesse dato la possibilità.

Quella canzone era "if you need someone".

If you need someone
to hold you when you are afraid
I'll hold you
If you need someone
to make you happy when you're sad
I'll try to
If you need someone
to tell you everything's going to be all right
I can do that
If you need someone
to make you feel safer than safe
I'll try to
If you need someone
to comfort you when tears roll down your face
I'll do all I can
If you need someone
to make you feel any danger is far away
I'll do what I can..
If you need someone
to tell you everything's going to be all right
I can do that
I can do that
I can

venerdì 17 settembre 2004

Notti bianche

A volte accadono, nella vita, delle serate magiche, che sembrano quasi appartenere a una vita che non è la propria. E' forse questa la cosa che le distingue da tutto il resto della nostra vita, e ce le fa ricordare per sempre: più che viverle, sembra di averle sognate. Il sogno più realistico della nostra vita. Averne una, una sola di queste serate, da tenere nello scrigno dei ricordi, è qualcosa che può compensare anche il più amaro dei risvegli.
E' quello che succede al protagonista delle "notti bianche" di Visconti, tratto dall'omonimo racconto di Dostojevskij. Ha conosciuto per caso una ragazza, perchè solo per caso poteva conoscerla. Se ne è preso cura, ha voluto conoscere la sua storia, ha desiderato che quella storia, così triste, potesse intrecciarsi con la sua, fino a diventare una storia sola. E tutto, la quarta notte che hanno passato insieme, sembrava magico. Il sorriso di lei, la città, un quartiere di Livorno che sembra Venezia (e infatti ha quel nome), e infine, come coreografia di quella favola, si aggiunge inaspettata la neve. Come se anche il cielo desse la sua benedizione. Quella neve, che per i barboni lungo i canali rappresenta solo il freddo di una notte all'addiaccio, per loro, per lui, è il simbolo della magia di quell'incontro. E il manto bianco che si posa sui vestiti di lei celebra la loro unione che non durerà solo quella sera, ma per sempre, anche se soltanto nei loro ricordi.

Mario: Vedi, questa città prima mi sembrava cupa, triste, è colpa mia, perchè ecco che a un tratto tutto diventa festa. Basta che noi lo vogliamo, basta che qualcosa che è dentro di me lo voglia, e la ragazza che io amo diventa la mia sposa, ecco, tutta vestita di bianco.

Ma ad ogni notte segue sempre la luce del giorno, che ci riporta a una realtà dalla quale non possiamo fuggire, se non per pochi attimi. L'alba sveglierà tutti piano piano, nelle loro case, mentre quella notte era solo per loro. E la magia svanisce ai loro occhi, come il buio. I raggi del sole non avranno mai la lucentezza della neve di notte. Prima che lei se ne vada per la sua strada, quella strada che lui aveva accidentalmente incrociato, riescono a dirsi queste parole:

Natalia: Io io io...ho ingannato te e me. Per un momento ho creduto che tu e io...Non vede iddio quello che non farei ora per te. Cerca di perdonarmi, io ti sarò sempre, sempre riconoscente.

Mario: Va, va da lui, non devi avere rimorsi, ho avuto torto io a volerti far dubitare. Va da lui, e che tu sia benedetta per l'attimo di felicità che mi hai dato, non è poco, anche in tutta un'intera vita.

Nel libro, a differenza del film, lei si allontana da lui senza dire una parola,
con un abbraccio e un bacio, ma il loro non è un addio.
Lei gli scriverà una lettera, questa:

"Perdonatemi, perdonatemi! Ve ne prego in ginocchio, perdonatemi! Ho ingannato voi e me insieme. E' stata una visione, un sogno... Il pensiero di voi mi ha fatto soffrire tanto. Vi chiedo perdono, perdono!... Non mi accusate, perché io non sono cambiata nei vostri riguardi. Vi dissi che vi avrei amato, e anche adesso vi amo, anzi sento per voi qualcosa di più dell'amore. Dio mio! Se potessi amarvi tutti e due insieme! Oh, se voi foste lui! Dio vede ciò che io vorrei fare adesso per voi! Siete triste e angosciato, lo so. Io vi ho umiliato, ma voi sapete che chi ama non ricorda a lungo le offese. E voi mi amate! Vi ringrazio! Sì, vi ringrazio per questo amore, perché nella mia memoria si è impresso come un dolce sogno, che ricordo a lungo dopo il risveglio. Ricorderò per sempre il momento in cui, come un fratello, mi avete aperto il vostro cuore e avete accettato in dono il mio, mortificato, per proteggerlo, accarezzarlo, guarirlo... Se mi perdonerete, il vostro ricordo sarà reso sublime in me dall'eterno sentimento di gratitudine verso di voi, che non potrà mai essere cancellato dalla mia anima... Io custodirò questa memoria, le sarò fedele, non la tradirò, non tradirò il mio cuore: esso è troppo costante. Ieri è tornato così in fretta a colui al quale già apparteneva. Ci rivedremo, voi verrete da noi, non ci abbandonerete, sarete per sempre il mio amico, il mio fratello... Quando ci vedremo, mi tenderete la mano... vero? Me la darete? Mi perdonerete, è vero? Mi amerete 'come prima'? Oh, amatemi, non mi abbandonate, perché io vi amo così in questo momento, e perché sono degna del vostro amore, lo meriterò...amico mio caro! La settimana prossima lo sposerò. Egli è tornato innamorato, non mi aveva mai dimenticata... Non vi arrabbiate, se vi ho scritto di lui. Voglio venire da voi con lui. E' vero che gli vorrete bene? Perdonate, ricordate e amate la vostra Nasten'ka."

Più delle parole, lo feriscono i ricordi di quei momenti, ancora troppo vicini. Ma non riesce davvero a rammaricarsi di quello che è successo, forse non sa neanche lui perchè. O forse lo sa. In fondo mica puoi prendertela con l'oggetto dei tuoi sogni, quando ti risvegli al mattino. Puoi solo pensare di essere stato fortunato, a sognare qualcosa di così bello. E se hai sognato di amare una persona così profondamente, puoi solo dirle, tra te e te:

"Sii benedetta per quell'attimo di beatitudine e di felicità
che hai donato a un altro cuore, solo, riconoscente!
Dio mio! Un minuto intero di beatitudine!
E' forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?"

mercoledì 15 settembre 2004

La buona stella

Odio gli oroscopi, ma ne sono anche incredibilmente attratto. Non che mi faccia condizionare, anzi, ma per me hanno lo stesso potere affabulatorio delle coincidenze. In certi momenti qualsiasi cosa diventa portatrice di un messaggio da interpretare. E visto che sono io ad interpretarlo, posso dargli esattamente il significato che voglio.
Una ragazza ti lascia il giorno di capodanno? Anno nuovo, vita nuova. Rivedi la tua ex lo stesso giorno e nello stesso
luogo in cui vi siete conosciuti? E magari sei anche vestito nello stesso, identico modo? La ami ancora. Perdi un autobus e ti chiude un negozio sotto gli occhi mentre stai cercando di prendere un regalo per la ragazza che ti piace? Lasciala perdere. Anzi, no, ti fanno entrare ancora da sotto la saracinesca, ma non hanno più il pupazzo con i pantaloni blu, e ora che fai, prendi quello coi pantaloni rosa? Oppure lasci perdere tutto, tanto non funzionerà. Ma no, dai, non si accorgerà mai della differenza, prendilo rosa. Anzi no, prendi un altro pupazzo diverso ma con i pantaloni blu, anche se costa di più. E se lo prendessi rosa? Ok, devono chiudere...vada per il blu più grande. Funzionerà.
Per questo, forse, amo gli acquisti d'impulso. Odio dover scegliere tra due pupazzi.

Farsi guidare dalle coincidenze equivale però a non assumersi il peso delle proprie scelte, e così spesso ho sperimentato il fascino di andare contro tutto e tutti. Perdo l'autobus, il treno, la strada che devo percorrere è infestata da neve e incendi contemporaneamente, ma non devo farmi condizionare. Resta però il fascino rassicurante dell'assecondare le coincidenze, non è facile liberarsene e semplifica di molto le scelte. Gli oroscopi, in tutto questo, sono un surrogato delle coincidenze.
Nel mio primo anno di
università, un anno presumibilmente abbastanza cupo, comprai Astra per due settimane, leggendolo al posto del manuale di diritto privato (lì ho capito che dovevo cambiare facoltà). Mi si preannunciava un capodanno miracoloso, in cui avrei trovato non una ragazza, ma proprio l'amore della mia vita. Per giorni e giorni ho immaginato come sarebbe stata, dove l'avrei trovata, come avremmo cominciato la conversazione. Quando ero psicologicamente pronto, decisi di andare con il mio amico Gabriele ad una festa in una specie di capannone in cui suonavano i prozac + (allora non era neanche uscito il loro primo disco, era il 1994, o il '95, non ricordo bene). Il concerto era carino, il posto era quanto di meglio il mondo del rock alternativo di moda allora potesse proporre, ma io mi aggiravo con sguardo smarrito pensando a chi, in mezzo a tutta quella gente, potesse essere LEI. Alla fine, quando Gabriele mi implorò di tornare a casa, feci un po' di resistenze, ma non c'era nulla da fare. LEI non era arrivata, e io non consultai più Astra per sapere quando avrei trovato la mia anima gemella.

Anche anni dopo, però, quel bisogno soffocato dentro di me di tanto in tanto riappariva timidamente, quasi di nascosto, leggendo l'oroscopo di qualche quotidiano, o di "oggi" quando passavo da mia nonna, ma nessuna di quelle previsioni mi appariva realmente attendibile. Finchè un giorno, attirato dall'ottima rubrica "affinità e relazioni", ho scoperto l'oroscopo giornaliero del sito "la buona stella", che conteneva indicazioni sempre utili. Se tra tre ragazze ero indeciso su quale davvero mi piacesse, trovavo scritto: "hai tre strade davanti a te, scegli quella giusta", e mille indicazioni del genere. Non potevi dire che sbagliasse, semplicemente poteva voler dire qualsiasi cosa, anche se in qualche modo ti spronava sempre ad agire. Solo una volta mi ammonì a non muovermi assolutamente di casa, altrimenti sarebbe successo un disastro, ma io uscii lo stesso, e fu un disastro.

L'oroscopo di stasera è, in un certo senso, esemplare:

"Le difficoltà che hai di fronte sono superabili a condizione
di saper riconoscere la realtà
rinunciando ad una illusione.
Nell’amore guarda avanti: c’è qualcosa di buono per te."

Ora, a parte che riconoscere la realtà rinunciando ad una illusione è qualcosa che cozza inesorabilmente contro la mia natura, dire "nell’amore guarda avanti: c’è qualcosa di buono per te" rinunciando ad una illusione mi sembra davvero una presa per il culo, o comunque qualcosa che non può darmi nessun aiuto. Mettiamo che mi piaccia una ragazza, e che stia pensando se telefonarle o no. E se lei fosse un'illusione? Come faccio, se mi piace di sicuro non riesco certo a riconoscere la realtà, e quindi devo rinunciarci. Ma allora devo guardare avanti dove, e tra quanto? Alla fine, come sempre, più che dagli oroscopi, mi faccio aiutare da libri polverosi e canzoni d'altri tempi. Non prevederanno il futuro ma rimemorano pur sempre il passato di qualcun altro, forse simile a me. Così facendo, forse, posso rinunciare a un'illusione per cercare di riconoscere la realtà, sempre che sia la strada giusta. Ma non ci credo poi tanto...

Chissà, forse un giorno la penserò anche io come Mittler, ne "le affinità elettive".

“Consentite che, nell'incertezza della vita,”
disse Eduardo, “tra la speranza e la
disperazione,
resti al cuore che naufraga una sorta di stella polare,
verso cui levare lo
sguardo, anche se non serva alla rotta.”

“Lo consentirei senz'altro,” replicò
Mittler,
“se vi fosse da aspettarsene un po' di coerenza.
Ma ho sempre notato che ai segni
ammonitori nessuno bada, solo a quelli
che lusingano e illudono è rivolta l'attenzione, solo a
quelli si dà fede.”

giovedì 9 settembre 2004

Song to the siren

On the floating, shipless, oceans
Andando alla deriva in oceani deserti
I did all my best to smile
Ho fatto del mio meglio per sorridere
'Til your singing eyes and fingers
Fino a che il canto dei tuoi occhi e delle tue dita
Drew me loving to your isle
Mi ha attirato sulla tua isola
And you sang, "sail to me, sail to me,
E tu cantavi, "naviga da me, naviga da me
Let me enfold you,
Lascia che io mi avviluppi a te
Here i am, here i am
Sono qui, sono qui
Waiting to hold you"
Aspettando di possederti"
Did I dream you dreamed about me?
Ho sognato te che sognavi me?
Were you hare when I was fox?
Eri una lepre quando io ero una volpe?

Now my foolish boat is leaning
Ora la mia pazza barca sta attraccando
Broken lovelorn on your rocks
Un cuore in pena sulle tue rocce
For you sing, "touch me not, touch me not,
Perchè tu canti, "non toccarmi, non toccarmi,
Come back tomorrow: o my heart,
Torna domani: oh il mio cuore,
O my heart shies from the sorrow"
Oh il mio cuore si nasconde dal dolore"
I am puzzled as the newborn child
Sono confuso come un bambino appena nato
I am troubled at the tide:
Sono preoccupato dalla marea
Should i stand amid the breakers?
Dovrei restare tra le onde frangenti?
Should i lie with death my bride?
O dovrei giacere con la morte mia sposa?
Hear me sing, "swim to me, swim to me,
Ascolta il mio canto, "nuota da me, nuota da me
Let me enfold you,
Lascia che io mi avviluppi a te,
Here i am, Here i am,
Sono qui, sono qui,
Waiting to hold you"
Aspettando di possederti"

mercoledì 8 settembre 2004

Le stagioni della vita

Oggi pomeriggio, verso le sei, ero fermo a un semaforo e mi guardavo distrattamente attorno. Ad un tratto noto un ragazzino, avrà avuto 14 anni, che attraversa la strada sulle strisce pedonali con tre sue amiche, probabilmente le più carine della sua scuola. Ha un'aria spavalda, sicura, l'andatura un po' dinoccolata, e tutti i cliches del ragazzo che piace alle ragazzine di quell'età.
Le giornate si sono accorciate, e già a quest'ora ormai si intravede l'aria del tramonto, quella luce calda, le ombre dei palazzi che si allungano sull'asfalto. Nell'autoradio ho un cd di musica classica, l'altro devo averlo lasciato in camera. Proprio nel momento in cui quella scena mi passa davanti agli occhi comincia l'aria più famosa della passione secondo Matteo di Bach, a un volume tale da farmi vibrare i finestrini dell'auto. Odo distintamente queste parole:

Erbarme dich
Mein Gott, um meiner Zähren willen;
Schaue hier,
Herz und Auge weint vor dir
Bitterlich.

Abbi pietà di me, mio Dio
in grazia del mio pianto
Guarda qui,
cuore e occhio piangono davanti a te,
amaramente.

Piano piano quel ragazzo si allontana con le sue amiche, il semaforo diventa verde e io ripenso a com'ero, alla sua età. Chissà se anche lui, in mezzo a tutte quelle sosia di Britney Spears, soffre dello stesso amore totalizzante che provavo io all'epoca, per una ragazzina della mia scuola a cui mai avevo parlato. Chissà se anche lui, mentre un giorno aspettava l'autobus per tornare a casa, si è visto arrivare il suo angelo davanti agli occhi, e ha avuto la grazia di sentirgli pronunciare le più soavi parole:

"Che autobus sta arrivando?"
"Il 10, io prendo il 10".
"Anche io".

Lo so - pensavo - ti osservo tutti i giorni, anche se faccio in modo che tu non te ne accorga. Chissà, forse anche quel ragazzo che camminava proprio lì davanti a me ha avuto l'opportunità di sedersi sull'autobus dietro alla ragazzina dei suoi sogni, come ho fatto io quel giorno, e ha potuto guardare i lunghi capelli neri di lei danzare, spostati dal vento come se fossero privi della gravità che incatena le altre cose alla terra. Chissà se anche lui, quando lei è scesa e si è girata proprio dalla sua parte, ha potuto dirle "ciao" come se quel ciao fosse un bacio, più di un bacio, una promessa eterna di amore e di fedeltà.

Poi, col tempo, ho potuto vederla crescere, e ho pensato spesso che certi ricordi vanno conservati così com'erano un tempo, per non guastarli. Quando ci penso, mi viene in mente quella vecchia canzone dei fleetwood mac, cantata anche dagli smashing pumpkins.

Can i sail through the changing ocean tides?
Posso navigare attraverso le mutevoli maree dell'oceano?
Can i handle the seasons of my life?
Posso gestire le stagioni della mia vita?
Well, i've been afraid of changing cause i've
Ho avuto paura di cambiare perchè ho
Built my life around you
Costruito la mia vita intorno a te
But time makes you bolder
Ma il tempo ti rende più coraggioso
Even children get older
Anche i bambini crescono
And i'm getting older, too
E sto crescendo anche io

Avevo solo dodici anni, ma era come se ne avessi ottanta. Più o meno come il protagonista di un racconto di Michele Mari, "l'ora di Carrasco", dal suo libro "Euridice aveva un cane" (Einaudi). Ne trascrivo solo un pezzetto:

"Tre bambine e un bidello passarono in fondo al cortile. Tre bambine, pensò, che non gli interessavano. Nessuna bambina gli interessava al di fuori della Laurìn. Come tante altre volte, si chiese perché fosse innamorato proprio di lei. Ne elencò i quattordici requisiti fisici e i cinque spirituali che corrispondevano al proprio ideale e che ella aveva tutti in sommo grado, non uno di meno. Ma intuiva che si trattava solo di condizioni, non di cause, e che la spiegazione vera era al di sopra di tutti quei requisiti: la Laurìn era irraggiungibile, o comunque era la meno raggiungibile fra tutte le bambine di sua conoscenza, e tanto bastava. Aveva meditato molto su questo motivo, ed era giunto alla conclusione che per essere riamato da lei Laurìn sarebbe dovuto apparirle a sua volta irraggiungibile; ma perché questo accadesse occorreva che ella tentasse di arrivare a lui, o ne sentisse almeno il bisogno. Che egli sapesse di essere inarrivabile non serviva a nulla se non se ne fosse accorta anche lei, e il peggio era che lui per primo non credeva alla propria irraggiungibilità, lui per primo avrebbe dato qualsiasi cosa pur di farsi raggiungere da lei, e anzi questo solo pensiero bastava a dargli brividi di languidissimo piacere..."

lunedì 6 settembre 2004

Gli orsetti tenerelli

Nel mio immaginario, ultimamente, gli orsetti hanno perso molto del loro fascino romantico. Per prima ci fu la promessa non mantenuta di una ragazza con cui una sera dovevo andare a vedere al cinema "koda fratello orso". Dopo quella volta non la vidi mai più. Qualche mese dopo andai al McDonald's perchè regalavano gli orsetti del cuore, e volevo prenderli per un'altra ragazza. Pronto a sacrificarmi per la nobile causa, chiesi tre happy meals per avere tutti e tre gli orsetti, ma mi risposero che me li avrebbero dovuti dare tutti verdi, perchè quelli rosa e quelli gialli li avrebbero dati solo nelle settimane successive. Mi accontentai di averne uno, e divorai quell'happy meal in fretta, senza pensare troppo ai poveri bambini indonesiani dagli otto ai quindici anni che li avevano faticosamente assemblati e cuciti, nei loro turni di lavoro da 12 ore consecutive. Regalato quel tenero e romantico orsetto del cuore, non rividi più neppure quella ragazza. Ora sarà pure un caso, ma ogni volta che c'è di mezzo un orsetto devo dire addio a qualcuno?

L'orsetto del cuore Wish Bear (in italiano credo che l'orrenda traduzione fosse "desiderorso").

Purtroppo anche questi eventi che renderebbero cinico chiunque non riescono a farmi odiare gli orsetti (come invece è capitato a qualcun altro) e pochi giorni fa, guardando Futurama, mi sono intenerito quando Fry, Lela, Bender, Amy e il professor Farnsworth sono andati a visitare la Romanticorp, una fabbrica di gadget per innamorati. Uno dei prodotti di punta della Romanticorp erano gli orsetti tenerelli, davvero carini, e durante la visita era possibile vedere come venivano fabbricati.

Sheldon, capo della Romanticorp, mostra un orsetto tenerello.

Sheldon:
Qualcuno colleziona gli orselli tenerelli?
Amy:
Si, io. Kif me ne ha regalati a dozzine. E' vero quello che c'è scritto sull'etichetta,
che sono realizzati con vecchie
coperte e bottoni magici?

La visita alla catena di produzione degli orsetti tenerelli.

Sheldon:
No. E' meno costoso costruire geneticamente degli esemplari veri.
(si sentono in sottofondo i versi degli orsetti tenerelli che giocano)
Li facciamo giocare allegramente nella foresta dell'amore fino al primo anno di età
e poi scegliamo
quelli più tenerelli e li riempiamo di lanuccia amorosa ignifuga.

Un orsetto tenerello prelevato dalla foresta dell'amore.

La triste fine degli orsetti tenerelli.

Ora non voglio certo dare agli orsi colpe non loro, ma credo che difficilmente regalerò un orsetto alla prossima ragazza che vorrò corteggiare. Non certo perchè sono scaramantico, figuriamoci, ma solo perchè potrebbe essere stato anche lui, in una vita precedente, un orsetto tenerello.