mercoledì 26 gennaio 2005

C’est le commerce!

A passi leggeri, cammino guardandomi intorno. C'è una vetrina con dei bellissimi mappamondi. Una ragazza davanti a me perde un guanto, si ferma di scatto e le finisco quasi contro: "Scusa". "Scusa tu", e proseguo. Come sono abitudinario, una volta che trovo una strada faccio sempre quella per paura di perdermi. Oggi per contraddirmi ne voglio fare una diversa...
Accidenti mi sa che mi sono perso, ma sono sempre nello stesso isolato, come posso e
ssermi perso? Per fortuna ho ancora tanto tempo, prima di prendere il treno che mi riporterà a casa. Dico "per fortuna" così per dire, in realtà a pensarci bene non so proprio cosa fare queste due ore. Non ho abbastanza tempo per chiamare qualche amico e raggiungerlo, ma ne ho troppo per trascorrerlo aspettando al freddo in stazione.

E così, riflettendo tra la folla e i piccioni, mi trovo davanti al Duomo. Ho proprio voglia di fare il turista qualsiasi. Che poi il turista qualsiasi difficilmente va in giro da solo. E poi, diciamocelo, non ho proprio l'aria del turista, neanche quando lo sono davvero. Quasi quasi mi metto a fotografare qualche giapponese che sta facendo foto ad altri giapponesi, magari stando attento a non farmi vedere. Bella idea. In ogni caso, vergognandomi non so di cosa, voglio fare una foto alla piazza. Qui ci sarò venuto una cinquantina di volte o anche di più e non ho mai fatto una foto...

Ogni tanto mi chiedo perchè mi fisso su certe cose. E mi dà persino fastidio essere così prevedibile. Solo perchè un posto mi sa di sfigati, ecco che non posso fare a meno di tornarci. E ridivento, di nuovo, abitudinario. Mai che pensi: questo non me l'aspettavo proprio da te, Alessio. E neanche stavolta, quindi, mi sorprende trovarmi a passare l'ora libera in una vecchia libreria che vende libri vecchi a un pubblico composto per la maggior parte da vecchi. E in mezzo ci sono io, che ringrazio sentitamente il padrone (vecchio) per avermi trovato proprio quel libro (vecchio) che cercavo da tempo. D'altra parte non mi è neanche del tutto chiaro il perchè stia cercando proprio quel libro, ma ogni tanto bisogna pur porsi degli obiettivi chiari nella vita.

Già che sono qui comincio a cercare qualche regalino da portare a casa, qualcosa che possa piacere alle persone a cui sto pensando in questo momento. Riesco sempre a trovare qualcosa di adatto, se mi ci metto. E' così bello e così facile fare regali. Ora provo ad andare al piano di sopra, dove non c'è mai nessuno e posso frugare con tutta la calma del mondo. Poggio la borsa, mi tolgo il cappotto, e come se fossi nel mio salotto comincio a cercare dentro agli scaffali. Ad un tratto il mio sguardo cade su una copertina. Il titolo mi piace, così prendo il libro in mano, lo apro in una pagina a caso, e leggo:

Una domenica, poi, giocammo a cittadino e cittadina distesi nell'erba del parco La Muette. Tirammo fuori le nostre provviste, carne fredda di charcutier, pane e frutta. Il cittadino strappò la bottiglia e la cittadina sbucciò le arance. Parlavamo di immaginari avvenimenti familiari, felici e tristi. E a ogni cosa seccante dicevamo: 'Que voulez-vous? C'est le commerce!', come avevamo sentito dire in una strada di periferia da una vecchia signora mentre guardava con aria serena un carro del latte che si rovesciava in una cunetta. Continuando a camminare immersi nella nostra giocosa conversazione ci perdemmo e giungemmo al calar delle tenebre nella pista delle corse vuota, sulla quale le tribune, i recinti e le stalle apparivano come carcasse o forche fantasma. Sulla strada c'era un albero che offriva un ramo basso per sedersi, e lì ci riposammo. Ella si appoggiò confidenzialmente alla mia spalla. Io pensai: qui sul mio braccio, contro il mio mantello, nel mio cuore custodisco la meraviglia che ancora nessuno conosce.

Si, penso proprio che lo prenderò...

5 commenti:

  1. in due ora avresti potuto:
    - ingozzarti di panzerotti da luini.
    - arrivare fino in ticinese dove ci sono i negozi piu belli
    - andare alle messaggerie, fare incetta di carissime riviste internazionali, sederti al tavolo dell'esclusivo nuovo bar interno, consumare un ottimo un caffè illy nelle nuove varianti illustrate sul menù, leggere a scrocco e poi rimettere tutto a posto.
    - chiamarmi!!!

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  2. la cosa che più mi affascina di questo blog è la pacatezza dell'autore, la sua calma, opposta alla nevrosi di chi commenta.
    pingu. ma come fai a scatenare questi pazzi? è molto divertente.

    quel poveraccio si era solo scordato un 'potuto'. e comunque è pazzo.

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  3. quando si scrivono blog si deve avere la consapevolezza che si sta scrivendo su internet e non sul proprio diario; si parla ad un pubblico il quale, attraverso i commenti, può giudicare e pensarla come crede.quindi non vedo perchè il "signor vergogna" debba essere visto come il mostro e un Alter x qualunque l'arbitro e il salvatore del blog. il signor vergogna(sempre che questa storia non sia tutta una montatura)ha tutto il diritto di scrivere quello che gli passa per la testa, il "signor vergogna" rappresenta la critica estrema, la destabilizzazione, cose con cui un blogger non vorrebbe mai aver a che fare.
    buoni commenti 2005.

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  4. ma.. ma che succede? io non volevo salvare nessuno. il signor vergogna mi è pure simpatico e la cosa mi divertiva.. ma forse non sono stato capito.
    e questo blog è bellissimo.

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  5. il signor vergogna spesso non parla...ma sta lì e vi ascolta...vi legge...spesso vi annusa pure...è solo in quel momento in genere che allora si allontana urlando sprezzante il suo grido inteso a stimolare una vegognosa rinascita dell'umanità intera o almeno del povero pingu in questione,se pingu si vergognasse sul serio forse affronterebbe sul serio la realtà,se avesse il coraggio di guardarsi allo spekkio e dirsi "vergogna!" forse sarebbe...potrebbe essere o diventare...boh che ne so io,secondo voi?

    Vergognati!

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