mercoledì 8 dicembre 2004

Dreams are my reality

Come ogni volta non so se sono io a fissarmi o è la catena delle casualità a pormi di fronte a strane coincidenze, fatto sta che ultimamente, ovunque mi giri, qualsiasi cosa vedo o leggo parla di sogni. In questo caso, più che di mete ideali a cui si aspira, si tratta di sogni da addormentati. Che poi molte volte sono la stessa cosa, in fondo. Anche se a differenza dei sogni ad occhi aperti, che si possono controllare, i sogni che facciamo durante il sonno possono dare forma non solo ai nostri desideri, ma a paure che forse non ci rendiamo neanche bene conto di avere.

Analista: Mi dica, a quale sogno si riferisce?
Pingu: A quello di stanotte. Mi sono svegliato con una strana sensazione, che mi ricordava quella di quei sogni che facevo spesso da bambino...il terremoto, mia mamma che corre in camera a prendermi, mi avvolge nella coperta, i muri traballano, pezzi di intonaco cadono sul pavimento, è buio dappertutto...
Analista: E poi?
Pingu: E poi mi veste alla meno peggio, con una maglia messa all'incontrario, i calzetti, sono tutto spettinato...capisco cosa sta succedendo ma sono ancora troppo assonnato per realizzare che è vero. E così non reagisco. Poi quando siamo ormai fuori pericolo, in giardino, mi accorgo che si è dimenticata di prendermi le scarpe! E mi faccio male, camminando sui calcinacci sparsi ovunque, ma la casa resta in piedi. Non crolla.
Analista: E il sogno di ieri notte? In che modo le ricorda questo?
Pingu: Beh, ero in giro con un mio amico, Diego, boh, i nostri soliti giri a casaccio nei locali di notte, apparentemente senza meta, e conosciamo questa ragazza. E' ubriaca, o almeno così penso io perchè comincia a parlare con noi.
Analista: Pensa che parli con voi solo perchè è ubriaca?
Pingu: Beh, non so, forse è solo molto espansiva. Mi porta nell'albergo di sua madre lì vicino, è tutto di legno, sembra una baita ma è in città, in centro. Ma non mi presenta ai suoi amici, o presunti tali, che popolano quell'albergo, e neppure a sua madre. Ah, mi ero dimenticato, poco prima ci eravamo anche baciati, ed ero felice.
Analista: Continui...
Pingu: Poi mi lascia solo per un po', raggiungo la piazza dove eravamo prima, e quando torna quasi non mi riconosce. Io le vado vicino, con discrezione, non è che le salti addosso o cosa, sono troppo orgoglioso, e aspetto che sia lei a fare la prima mossa, ma niente. Sembra si sia dimenticata di me, e chiacchiera tra i suoi amici (uno mi sembra particolarmente "intimo", ma nessun atteggiamento me lo suggerisce, lo sento soltanto).
Analista: E alla fine qualcuno dei due tenta di avvicinarsi all'altro?
Pingu: Io, timidamente, le parlo per capire se si ricorda di avermi baciato poco prima. Il suo amico, ubriaco, ci disturba, interrompe. Lei è ancora peggio di prima, e o non capisce o fa finta di non capire. Ride, ma non credo di me, forse della situazione, e prima che il tutto diventi patetico mi allontano, in silenzio. Così, le giro le spalle e vado via.
Analista: E mentre va via, a cosa sta pensando?
Pingu: Che non la rivedrò, credo, ma poi mi sono svegliato quasi subito.

Poco tempo fa ho trovato non ricordo come i dipinti di Marion Peck: sembrano usciti da un mondo fantastico a metà strada tra il sogno e l'incubo. Un po' come quando eravamo piccoli e la mattina, al risveglio, più che la storia di ciò che avevamo sognato ci ricordavamo solo un'immagine che a pensarci evocava spavento e stupore. Mi capitavano più spesso da bambino, si, ora invece sogno quasi sempre persone reali, storie, o semplicemente non mi ricordo nulla. Quei quadri mi sono tornati in mente quando ho letto 'la casa del sonno' di Jonathan Coe, un bellissimo libro in cui tutti i personaggi hanno dei problemi legati al sonno. Chi non dorme mai, chi dorme quando dovrebbe stare sveglio, chi vorrebbe dormire per evadere dalla realtà e chi vorrebbe sottrarre sempre più ore al sonno perchè lo considera uno spreco inutile di tempo. E dove si parla di sonno non si può non parlare di sogni: qualcuno sogna cose talmente verosimili da confonderle con la realtà, e qualcun altro sogna, senza neanche aver bisogno di dormire, cose che non accadranno mai. O forse si. Ma per riassumere la storia del libro dovrei scrivere a sua volta un piccolo libro, e non è proprio il caso. C'è un brano, però, che mi ha fatto pensare al parallelo tra i sogni che facciamo da svegli e quelli che facciamo nel sonno.

'Terry era perseguitato dai sogni: sogni, insisteva lui, di una bellezza pressocchè paradisiaca; sogni di giardini screziati di sole, di panorami sublimi, di edeniche scampagnate e perfetti convegni sessuali che univano l'estasi della carne all'innocenza prima della Caduta. Sogni che possedevano i pregi delle più aurorali e idealizzate memorie d'infanzia e che surclassavano le facoltà inventive del più fertile, provetto e tenace fantasista. Ogni notte era visitato da questi sogni. Ogni notte essi lo seducevano e tormentavano: questo, almeno questo, Terry lo sapeva. Ma nello stesso tempo non era mai in grado di fornirne alcun dettaglio specifico, perchè il loro tratto peculiare consisteva nello scivolare ogni mattina oltre la portata della sua memoria protesa, nei pochi secondi fatali che gli occorrevano per riprendere coscienza. Terry era un oniromane: i suoi sogni costituivano la parte più pura, preziosa e necessaria della sua vita, e per questo trascorreva almeno quattordici ore al giorno dando loro la caccia attraverso la sua mente addormentata. Era questo a dannarlo: il non riuscire a ricordarne altro che frammenti risibili, per cui non poteva mai descriverli a nessuno, nè trarre conforto dal loro ricordo quando era sveglio. Di tanto in tanto, è vero, esigui lacerti e brandelli di un sogno affioravano all'improvviso, e lui se li appuntava in fretta e furia su qualsiasi cosa avesse a portata di mano: non di rado i suoi blocchi di appunti su (mettiamo) la costruzione dell'immagine femminile nel film noir erano punteggiati di frasi criptiche quali "profumo di rose; il respiro caldo di un leone", o "una vallata; una donna; pappi", oppure "nudo tra i rami di un pero". Ma era una misera ricompensa; nemmeno lontanamente tale, Terry ne era consapevole, da compensare questa tremenda cognizione: durante la notte gli era offerta la visione di un mondo migliore, ma destinato a oscillare per sempre fuori dalla sua portata.'

Ogni tanto capita di fare dei sogni talmente belli, talmente inafferrabili, che vorresti inseguirli per non farli finire mai, quando senti che li stai perdendo, al risveglio. E poi avresti voglia di prendere un appunto su un foglio di carta, o fare un disegno che riesca a fermare la loro natura ambigua e sfuggente, ma non lo fai quasi mai. Dopo un po' li lasci andare, perchè capisci che sono loro che seguono te. E' un po' come per i ricordi, a volte vorrei davvero aver fermato tutto con una fotografia, un filmato, per riguardare quello che è successo ed essere sicuro che è vero. Forse vorrei aver vissuto di più e sognato di meno. E invece quando mi volto indietro a guardare ciò che è stato, quello che vedo mi sembra solo il frutto delle mie fantasie, dei miei desideri, proprio come in un sogno. Ma in fondo che cosa importa se certe cose le hai solo immaginate, o sono successe veramente. Si è già fortunati ad avere qualcosa da raccontare, soprattutto se ripenso a quando avevo 16 anni, mi sentivo solo al mondo, ed ero davvero convinto che...

The dreams in which i'm dying, I sogni nei quali sto morendo
Are the best I've ever had Sono i migliori che io abbia mai fatto

(da 'Mad world' dei Tears for fears; la cover rifatta da Gary Jules
è inclusa nella colonna sonora di 'Donnie Darko')

9 commenti:

  1. e allora muori! :P

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  2. be' ma forse è anche bello "inventare" i ricordi e farli un po' somigliare a ciò che vorremmo che fossero...
    se avessimo la fotografia e il filmato... sarebbe evidente la loro realtà e svanirebbe il flusso magico del tempo...

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  3. basta un po' di lsd per farlo... :D

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  4. straordinario come sempre. i dipinti, poi, sono favolosi. bit

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  5. Era tantissimo che non rivedevo i dipinti di Marion Peck, mi piacciono da morire.

    Baci, Alice

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  6. ogni tuo post è un piccolo mondo pingu... buon we!

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  7. [i nostri sogni nascono in una nuvola fiorita su fondo a quadri. è così bello che non vorrei uscire mai.
    Fuori il tempo è grigio, la foschia sale verso la collina, ma allora è solo un sogno questo soffice prato verde e azzurro?
    frutto della mia immaginazione? non sono fiori quelli su cui appoggio la testa?
    Mi giro di lato, la farfalla sul comodino conferma scintillando "è tutto vero"]
    Tiz

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