martedì 14 dicembre 2004

Il pesante sacco della posta

"Più la società diventa immateriale nelle sue forme di rappresentazione e comunicazione,
e tanto più l'oggetto assume una sua definizione concreta, tattile, a tratti consolatoria."

Leggo e rileggo questa frase, come un disco rotto, cambiando appena intonazione ogni volta, e osservo i pochi regali di natale che ho preso quest'anno, sparsi nel caos della mia scrivania.
Nessuno potrebbe negare che io sia un prodotto di questa società, direi. Passo molto tempo al computer, amo la tecnologia, le comodità, niente di quello che faccio per passione e per hobby sarebbe stato possibile, che ne so, prima degli anni '40, a dire tanto. Eppure, penso, se sono davvero un prodotto della società di consumo, allora sono un prodotto difettoso di questa società. Non abbastanza moderno e neppure troppo vecchio. O forse semplicemente nostalgico, per presa di posizione.
Certo, anche gli sms o una semplice riga di testo possono trasmettere delle emozioni, l'ho provato. Una email può lasciarti senza respiro, e l'amore più puro è immateriale, va bene, ma evidentemente sono feticista e lo sono sempre stato, perchè e non c'è niente più degli oggetti che possa trasmettermi la presenza di una persona a cui tengo. Tranne la presenza stessa di quella persona, naturalmente.
Per feticista non intendo malato o morboso, sono due cose distinte, separate a volte da un filo sottile quanto un capello, ma sono due cose diverse. Semplicemente posso amare qualsiasi - e dico qualsiasi - oggetto che mi ricorda una persona a cui voglio bene perchè è suo, posso guardarlo con la stessa tenerezza con cui guarderei ciò che rappresenta per me, e non posso negare di aver detto qualche tenerezza a degli oggetti, e a volte anche a delle email, o a dei messaggi, come se avessi davanti non delle cose o delle parole digitate, ma le persone alle quali indirettamente mi rimandavano. Certo, nella solitudine della mia stanza nessuno può stupirsi per un "pucci, dolce tesoro mio, quanto ti voglio bene" rivolto a un pupazzo di plastica, o ancora peggio al nome di una persona che appare sul display del mio cellulare dopo uno squillo, e ammetto che in passato è successo.
Allo stesso modo mi piace circondare le persone a cui tengo di oggetti che mi ricordano, forse perchè in certi casi la loro presenza è molto più duratura della mia. E così delle semplici ciabattine di resina poggiate su un piccolo panno di stoffa giapponese potrebbero per sempre ricordare il tempo che ho passato (e il tempo che non ho passato) insieme a qualcuno. Non perchè siano mai esistite nella realtà delle ciabatte simili, ma perchè io ho attribuito ad esse dei significati che voglio condividere con quella persona. Che ne so, le ciabatte possono evocare per esempio protezione (dei piedi), comodità (si usano soprattutto in casa), morbidezza dei passi (
la moquette a fiori su cui poggiano) e mille alte cose. Ma soprattutto evocano me, visto che non ci sono tante altre persone che fanno regali così inutili.

A pensarci bene. anche dare un cd masterizzato con degli mp3 può sembrare una cosa tecnologica, fredda, immateriale, ma come può esserlo se l'immagine che ho scelto per rappresentarlo è il capo reclinato sul cuscino di una ragazza che dorme, anzi, a vedere meglio non dorme, perchè quella ragazza in "vivre sa vie" di Godard per vivere fa la prostituta, e non è felice perchè nessuno le ha mai insegnato a esserlo. Come può essere freddo un cd se lo avvolgo in un caldo panno di pile con l'effigie di un coniglietto triste con un cestino in mano. No, non può davvero essere freddo.

Anche l'oggetto che materialmente comunica e unisce è a sua volta una rappresentazione. I pacchetti informatici (quale ingiusta metafora) non potranno mai essere deliziosamente gialli e squadrati come la scatola-libro delle Poste Italiane. Quel colore giallo, che ti fa pensare alle pannocchie che cadono dal cielo per un ritardo, come in una pubblicità di non troppo tempo fa. Quella forma squadrata, che ti ricorda la sporta degli operai nei film anni '50 o, che ne so, le cartelline dei bambini nel libro cuore. Quella cedolina da riempire che, quando arrivi alla casellina "contenuto", ti lascia senza parole. Vorresti scrivere "sono io, il contenuto", perchè a scrivere solo i nomi degli oggetti ti sembra di svilirli. E forse non è proprio il caso di scriverli, a volte...

Ci sono tanti modi per trasformare qualcosa di anonimo in "nostro". E qui le cose immateriali avranno sempre un handicap rispetto agli oggetti. Puoi comprare videotelefoni, webcam, connessioni veloci, ma il miglior simulacro della nostra presenza rimarranno gli oggetti. Non solo per la loro fisicità, ma per la loro varietà infinita e personalizzabile, da parte di chiunque. Perchè quando una persona apre quella scatola gialla è come se aprisse un mondo, il tuo mondo.
Quando il suo sguardo si poserà sulle stelline argentate infilate in ogni remota fessura tra il panno, il cd e il bigliettino... Quando troverà le scarpine di resina posate su un prezioso tappeto di fiori giapponesi... Quando sentirà l'odore del mio profumo che si spande nell'aria, lentamente... Ecco, proprio allora penserà a quando era piccola e scartava i regali di natale, a tutte le volte in cui si è sentita sola, a tutte le volte in cui ha litigato con i suoi genitori e avrebbe voluto fuggire via, a come sarà quando diventerà grande, se mai lo diventerà del tutto, e solo alla fine penserà che si, guardando quelle cose è come se guardasse me. Ma questo, forse, in quel momento non è tanto importante. D'altra parte se si fanno certe cose non è perchè si è in cerca di effimera gloria personale, ma è solo per lasciare una traccia di sè agli altri. Basta sapere questo
, in fondo, per poter dire che ne è valsa la pena.

"ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi
pieno di gioia pieno di sospetto agitato"
(Nazim Hikmet, 1959)

12 commenti:

  1. Quanta cura per nulla, Alessio.
    E quanto posso capirti.

    Purtroppo, visto che le conclusioni tu non hai volute tirarle, dovrò farlo io:
    in effetti, l'amore è un bel pacco.

    RispondiElimina
  2. ma vergognati pingu!

    RispondiElimina
  3. grazie alessio!
    ieri sera prima ho aperto la multa. 147,50 fottutissimi euro e due punti sulla patente.

    poi, con cura estrema, il tuo pacchetto. non potevi essere più tempestivo. e consolatorio. mi hai strappato infiniti sorrisi. specie quando ho visto

    solo grazie.
    (bella mossa, non c'è che dire...)

    RispondiElimina
  4. chi scrive sempre vergogna???eh???fanculo

    RispondiElimina
  5. accidenti
    [quella manciata di stelle doveva essere nella taschina di mercolino a mo' di bricioline]

    RispondiElimina
  6. si, perchè si sa che pingu si ciba di stelle cadenti...ne è voracissimo, e poi gli rimangono le bricioline di stelline nel giubbino....tipico, si.

    RispondiElimina
  7. fluo, a volte quel pacco manco arriva...

    RispondiElimina
  8. che paio di coglioni!

    RispondiElimina
  9. "chi scrive sempre vergogna???eh???fanculo"...e vergognati pure tu!

    RispondiElimina
  10. la finiamo? vergognatevi tutti quanti...

    RispondiElimina
  11. anzi:vergognati solo tu bifolco!

    RispondiElimina
  12. Quant'è bello leggerti Pingu...
    Posso linkarti nel mio blog?

    RispondiElimina