Ieri notte, mentre passeggiavo a qualche isolato da casa mia con Diego morsicando una mela verde, riflettevo sul fatto che in questo momento di incertezza la mia priorità dovrebbe essere quella di pensare al futuro, ma non al futuro come sono abituato a pensarlo io, un futuro diverso. Un lavoro, insomma.
Mi viene in mente uno dei primi cartoni animati di Miyazaki, "Panda Kopanda". Parla di una bambina, Mimiko, rimasta orfana dei genitori. Quando la nonna, con cui vive, deve andare in città per qualche giorno e la lascia sola, si sente comprensibilmente un po' impaurita. Appena torna a casa, però, trova ad aspettarla un Panda enorme con il suo piccolino, scappati entrambi dal circo, arrivato da poco in città. Mimiko non ci mette molto a trovare un modo di occuparsi dei due, e a creare la famiglia dei suoi sogni.
La mattina dopo, prima di andare a scuola, prepara la colazione al panda-papà, e gli porge la valigetta con il pranzo e il cappello, per andare a lavorare. Il povero panda però neanche sa cosa vuol dire lavorare, lui ha sempre vissuto nel circo, e proprio non capisce.
Alla fine Mimiko lo toglie dall'imbarazzo, come solo una bambina saprebbe fare:
"Ma certo! Come ho fatto a dimenticarlo? Oggi è vacanza! Ne sono sicura!"
E il panda-papà, risollevato:
"Sì, esatto! E' sempre vacanza! Quindi non devo andare al lavoro!"
Quando si è messi alle strette, però, è proprio il momento di aguzzare l'ingegno, e allora fioccano le iniziative, le idee imprenditoriali. Nelle ultime due settimane, tra tutte le proposte per il futuro che sono emerse dalle conversazioni con i miei amici, quella che mi ha convinto di più è stata l'idea di recuperare il tesoro della tomba di Alarico, nel letto del fiume Busento. I guerrieri visigoti infatti credevano che seppellendo il loro re con il suo cavallo e il suo immenso tesoro (frutto del saccheggio di Roma) in un posto inaccessibile, gli avrebbero fatto guadagnare un infinito prestigio nell'oltretomba. Questo esercito di barbari si lanciò così in una grande opera di ingegneria idraulica, deviando le acque del Busento per poter scavare la tomba di Alarico nel letto del fiume. Per mantenere il segreto gli schiavi che avevano compiuto l'opera vennero naturalmente trucidati, e le acque furono poi ricondotte nel loro letto naturale. Il tesoro non è mai stato trovato, ma temo che non siamo i soli a volerlo fare...
Il vero business sarebbe però la costruzione di due galee veneziane perfettamente uguali ai modelli originali della battaglia di Lepanto (con il tesoro di Alarico potremmo far ricostruire l'intera flotta, volendo), da utilizzare nella laguna di Venezia come mezzo di trasporto per turisti tra la città e le isole vicine. Oltre che per inscenare naturalmente meravigliose naumachie, con battaglie simulate alla luce di suggestivi fuochi artificiali, nelle lunghe notti d'estate. Una volta comperata con i primi guadagni un'isoletta poco distante da Venezia, che gioia sarebbe dare feste per gli ospiti in una bellissima villa, con annessa piscina e una perfetta ricostruzione di un anfiteatro romano, da utilizzare per qualche spettacolo che allieti gli ospiti, prima delle battaglie...
Nel caso in cui questo progetto per qualche inspiegabile motivo non riesca a concretizzarsi, non resta altro che rivolgersi ai consueti, mortificanti canali attraverso i quali vieni prima sezionato, poi umiliato e infine puoi essere addirittura assunto da qualcuno.
E dire che mi meraviglio ancora dei rifiuti della mia candidaturada parte della Trudi (ma almeno mi hanno risposto via lettera con la carta intestata con gli orsetti) e da parte della Bmw. Soprattutto il mancato interesse da parte della Bmw mi ha offeso. Ricordo che un giorno, compilando sul loro sito uno di quei form troppo lunghi e con domande fatte apposta per far perdere la pazienza, alla domanda del perchè volessi lavorare per loro, risposi che da piccolo giocavo sempre con un'automobilina verde con le portiere che si aprivano (particolare che in me bambino suscitava Meraviglia, in una macchinina così piccola). Scrissi anche che quella era la mia macchinina preferita, e quando andavamo in vacanza in Toscana, a Montescudaio, in autostrada contavo tutte le macchine uguali a quella che riuscivo a vedere, raggiungendo cifre inimmaginabili (una volta ne contai più di 200, ma mia mamma non volle credermi). Quando mio zio ne prese una e mi portò a fare un giro d'onore a Cecina, seduto su quei sedili in pelle che avevo visto solo nei film, beh, provai davvero quelle portiere che si aprivano. Mentre mangiavo l'anguria sul terrazzo della casa dei nonni, la sera, pensai che era il giorno più felice della mia vita.
Beh, quella macchinina, scrissi, era una BMW, e io credo nei segni del destino.