giovedì 25 novembre 2004

Bright eyes

Edie era arrivata a New York nel 1964, con tante speranze davanti a sè e tanti problemi che avrebbe voluto lasciarsi alle spalle, pur essendo ancora così giovane. Proveniva da una famiglia ricca, ma con una lunga storia di malattie mentali. Suo padre aveva sempre dovuto convivere con esaurimenti nervosi e depressione, e due dei suoi otto fratelli fin da piccoli sembravano soffrire dello stesso male. Suo fratello Minty si era suicidato all'età di 16 anni, mentre Bobby era costantemente seguito da uno psichiatra. Anche Edie era stata sottoposta a cure psichiatriche fin dall'adolescenza. Soffriva di anoressia, era in costante peggioramento e a 19 anni, durante la degenza in un ospedale per delle cure, rimase incinta e fu costretta ad abortire. Una volta dimessa, cominciò a frequentare il college a Cambridge, ma più che studiare girava negli ambienti degli artisti e dei dandy dell'epoca, tra i quali circolava soprattutto tanta droga, di ogni tipo. E così dopo un anno lasciò tutto per trasferirsi a New york. Fu lì che incontrò Andy per la prima volta, nel gennaio del 1965, a una festa in un appartamento di amici. Andy si accorse appena di lei, ma non poteva non aver notato i suoi capelli biondi e i suoi bellissimi, luccicanti occhi blu.

Edie era un angelo, ma aveva su di sè come un'aura negativa. Erano le droghe, diceva qualche maligno, ma non era solo quello. Non era mai riuscita ad avere una relazione soddisfacente con un uomo, conduceva una vita sregolata e poco salubre, e soprattutto non poteva liberarsi dai suoi problemi psichici. Eppure, quando nel marzo del '65 cominciò a frequentare assiduamente la Factory, tutto sembrava andare per il verso giusto. Andy la portò a Parigi per l'inaugurazione della mostra dei suoi 'Flowers', ma ormai si era stufato dei quadri. Ora voleva dedicarsi ai film, e Edie era quello che cercava. Dopo qualche apparizione in 'Vynil' e in 'Horse' e dopo un copione scritto per lei, 'Kitchen', arrivarono i consensi unanimi di 'Beauty No. 2'. Era il 1965. Andy l'aveva praticamente eletta regina della Factory, e già qualcuno nel giro, forse scherzando e forse no, la chiamava Mrs. Warhol. Si era anche tinta i capelli di biondo platino come lui. Chissà se Andy, egocentrico com'era, cominciava ad essere geloso di tutte queste attenzioni che le erano riservate, ma allora più di una persona pensava che sarebbe diventata la nuova Marilyn. Forse se le cose fossero andate diversamente lo sarebbe diventata davvero...

Fu il 1966 che segnò per sempre la vita di Edie. Uno dei primi ad interessarsi a lei per portarla fuori dalla Factory fu Bobby, che all'epoca era considerato niente meno che il braccio destro di Dylan. Si può dire che stessero anche insieme, per quello che voleva dire stare insieme, allora, a New York. Fu Bobby a far entrare Edie nel giro di Dylan.
Dylan frequentava sì ogni tanto la Factory, ma tra lui e Andy, o più che altro tra i due entourages, era in atto una specie di guerra fredda. Da una parte la Factory e il suo mondo di omosessuali, artisti, sbandati e fatti di anfetamine. Dall'altra parte un gruppo di eterosessuali dediti a droghe pesanti e acidi, alle spalle del più ricco e famoso cantautore dell'epoca. Tra questi due mondi non potevano non esserci contatti, ma quando c'erano celavano sempre un certo sospetto, una certa diffidenza (Dylan alla Factory era soprannominato benevolmente "the creep"). E così quando Edie cominciò a fare qualche progetto con Albert, il manager di Dylan, lo fece quasi di nascosto. Edie non ne era capace, ma avrebbe tanto voluto cantare, e così quando Albert le propose di entrare nel suo giro per diventare una cantante e fare un film con Bob, beh, lei non poteva crederci. E forse non poteva credere neanche al fatto di aver fatto breccia nel cuore di Dylan. Già, perchè tra loro sembrava appena nata una storia. Lui aveva trovato una ragazza che finalmente era in grado di rispondergli a tono, e lei si era pazzamente innamorata di lui. Potevano stare a letto a fare l'amore per ore ma se lui mancava un minuto soltanto, lei si sentiva svuotata, persa. Lui era l'amore e la promessa di uscire da quella vita di anfetamine e psicofarmaci, per essere finalmente felice come non lo era mai stata.

Andy intanto era completamente preso dal suo nuovo giocattolo, i Velvet Underground. Certo, la prima volta che aveva visto Lou sul palco non era rimasto granchè impressionato, ma ci avrebbe pensato lui a trasformarlo in quello che voleva: un gruppo con occhiali scuri e vestiti di pelle nera, una chantause bionda e fascinosa, uno spettacolo di luci, proiezioni di film e diapositive, dei ballerini che sfilano sul palco con fruste e stivali di pelle...
Nella mente di Andy c'era già tutto questo quando quasi per caso, per il ruolo della chanteuse, spuntò fuori il nome di Nico, una modella tedesca che aveva recitato qualche particina in alcuni film in Europa e portava con sè un demo 45 giri di una canzone che proprio Dylan aveva scritto per lei, 'i'll keep it with mine'. Già, era stato proprio Dylan a conoscerla, a Parigi, e a portarla a New York tramite il suo manager, Albert, che forse voleva vedere se lavorandoci su avrebbe potuto guadagnarci qualcosa. Ma per ora Nico non era nessuno, ed era famosa più per la sua storia con Brian Jones che per altro. Andy però era convinto che fosse ciò che gli serviva per completare i Velvet: con quel suo aspetto algido e statuario, quell'accento tedesco, quei capelli lisci e biondi era perfetta per ciò che aveva in mente. Che poi avesse una pronuncia un po' così e non sapesse cantare, beh, era un problema che non lo riguardava. E Edie? Nei primi spettacoli dei Velvet Underground i due ballerini principali erano proprio lei e Gerard Malanga, un caro amico e collaboratore di Andy. Era gennaio, nel 1966.

Edie e Andy erano in crisi da tempo. Lui la emarginava sempre più, preso dai suoi nuovi progetti, e lei era attratta dalle promesse di Albert per la sua futura carriera. Accanto a Bob. Poi, una sera di metà febbraio, mentre era al ristorante con Andy e gli altri del suo entourage, Edie gli disse che non poteva andare avanti così. Non sapeva che posto aveva nei Velvet, non aveva soldi con cui vivere, e di fronte a lui che le rispondeva di essere paziente, beh, a quel punto sbottò e gli disse che aveva firmato un contratto con Albert, che le aveva consigliato di non farsi più vedere in giro con lui perchè era una pessima pubblicità. Disse anche che d'ora in poi lui non avrebbe più dovuto mostrare i film in cui c'era lei, e che ora avrebbe girato un nuovo film con il clan di Dylan.
Andy, ferito nell'orgoglio, aveva capito che Edie aveva una cotta per Dylan, e il caso aveva voluto che proprio quella mattina, dal suo avvocato, avesse sentito che Bob pochi mesi prima si era sposato segretamente con la sua ragazza, Sarah. Così, per ferire Edie, la freddò dicendole: 'Ma lo sai che Bob Dylan è sposato?'. Lei rimase lì impietrita, impallidì e rispose, con la voce strozzata dall'emozione: 'Cosa? Non ci credo! Cosa?'. E poi scappò fuori a fare una telefonata, e capì che tutto quello che aveva pensato dentro di sè sulla sua relazione con Dylan era falso. Rotti i ponti con il suo passato, scopriva che il futuro che aveva immaginato era frutto della più crudele delle bugie, la più brutale delle falsità.
Di lei alla Factory si seppe poco altro, dopo quella volta. Andy non mostrò più i film di cui era protagonista e tolse anche dal suo nuovo film, Chelsea Girls, una parte in cui veniva ripresa. Al posto di quella sequenza fu messo un primo piano di Nico che piange, nella stanza numero 416 del Chelsea Hotel, con in sottofondo la musica dei Velvet Underground.

Edie da allora scivolò sempre di più nel baratro, tra droga e ospedali, tra progetti di film falliti, scadenti o mai realizzati. Provò anche a fare la modella, ma ormai era emarginata dal giro che conta, perchè era considerata da tutti una drogata, una pazza. Cominciò a girare il film 'Ciao! Manhattan'. Doveva essere un film su una modella di nome Susan in cerca di gloria, ma si trasformò in un film sulla sua vita. Per cinque anni i due registi, John e David, seguirono Edie nei suoi spostamenti, dentro e fuori le cliniche psichiatriche, tra debolezze e umiliazioni, cure e ricadute, fino a poco tempo prima della sua morte. Un'overdose di barbiturici la uccise il 15 Novembre del 1971, a soli 28 anni. La trovò morta Michael, un ragazzo che Edie aveva sposato proprio quell'anno, dopo averlo conosciuto in un ospedale psichiatrico.

Chi la conosceva sapeva che aveva ricevuto tante delusioni dalla vita, ma quella che le aveva dato Dylan era stata sicuramente la più grande. Forse perchè lui più di ogni altro era riuscito a farle credere nei sogni. Quella probabilmente fu davvero la sua ultima occasione.
Quasi per ironia della sorte, due canzoni famose di quegli anni erano state scritte pensando a lei: una era dei Velvet Underground, che allora erano il gruppo di Andy, e l'altra proprio di Dylan. Quelle due canzoni, più che raccontare della sua bellezza e dei suoi bellissimi, luccicanti occhi blu, raccontano la triste storia di una persona che avrebbe desiderato soltanto di essere amata, ma che alla fine fu abbandonata da tutti. Basta leggerne qualche strofa pensando a lei e non saranno più le stesse per chi le ascolta.

Femme fatale

Here she comes, you better watch your step eccola che arriva, meglio che stai attento a dove vai
She's going to break your heart in two, it's true ti spezzerà in due parti il cuore, davvero
It's not hard to realize non è difficile capirlo
Just look into her false colored eyes basta guardarla negli occhi colorati di finto
She builds you up to just put you down, what a clown ti costruisce solo per buttarti giù, che pagliaccio

'Cause everybody knows perché tutti sanno
(She's a femme fatale) (lei è una femme fatale)
The things she does to please quello che fa per farsi piacere
She's just a little tease è solo una piccola stronza
(She's a femme fatale) (lei è una femme fatale)
See the way she walks guarda come cammina
Hear the way she talks senti come parla

Just like a woman

It was raining from the first stava piovendo fin dall'inizio
And I was dying there of thirst, so I came in here ed io ero lì che morivo di sete, così sono entrato
And your long-time curse hurts e la tua antica maledizione ferisce
But what's worse Is this pain in here ma quel che è peggio è questo dolore
I can't stay, ain't it clear that i just can't fitin here non posso restare qui, è chiaro che proprio non ci riesco

Yes, I believe it's time for us to quit sì, credo sia ora per noi di lasciarci
When we meet again introduced as friends quando ci riincontreremo e ci presenteranno
Please don't let on that you knew me when per piacere non far capire che mi conoscevi
I was hungry and it was your world quando io ero affamato ed era il tuo mondo

Ah, you fake just like a woman, yes, you do ah tu fingi proprio come una donna, sì
You make love just like a woman, yes, you do tu fai l'amore proprio come una donna, sì
Then you ache just like a woman poi soffri proprio come una donna
But you break just like a little girl ma piangi come una ragazzina

Tutti quelli che hanno vissuto quei giorni ricordano che la protagonista di 'just like a woman' è Edie. Solo Dylan, quando gli venne chiesto di lei, fu capace di dire: 'non ho avuto molto a che fare con Edie Sedgwick, non la ricordo tanto bene. (...) Non ricordo nessun tipo di relazione. Se c'è stata una relazione, penso di non ricordarmela' (da un'intervista a Spin del 1985).

5 commenti:

  1. una sola parola....cool!!!!!

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  2. avevo letto qualcosa in proposito del riferimento di Just Like a Woman...
    in effetti però alcuni la canzone può anche essere letta sotto un alone positivo. quasi dolce per certi versi... comprensivo.
    be' dylan in fondo è fatto così, nelle dichiarazioni rimpasta e riarrotola... non si riesce mai bene a capire cosa diavolo gli frulli davvero in testa.

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  3. che noia di post, uffa Pingu :)
    m

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  4. Credevo che fosse "it's all over now, Baby Blue" quella scritta per Edie... mah, come al solito ci confondono le idee!
    Ad ogni modo mi è piaciuto molto il post, sarà che sono vagamente ossessionata da tutto ciò che riguardava la N.Y. culturale di quegli anni. Andy in primis, naturalmente.
    Ed Edie... non c'è nessuno che rappresenti la Factory come lei, almeno nella mia testa.

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