Ero partito con determinate premesse che ora non ci sono più, e non posso continuare a fare l'inventario di ciò che è rimasto. Rischierei di diventare una caricatura di me stesso, patetico, ma non patetico come mi è sempre un po' piaciuto essere. Patetico nella sua connotazione più sgradevole. Patetico come sono tutti gli altri quando sono patetici. E allora meglio alzarsi e andare via, dove almeno nessuno ti può vedere, nessuno ti può chiedere come stai, se stai bene, che cos'hai. La solitudine ha una sua dignità quasi marziale. Nessuno sa come stai veramente, che cosa pensi, se piangi, se sei debole, meschino, egoista. Anzi, così da lontano sembra che tu non abbia bisogno più di niente, come se il non manifestarsi fosse una sorta di corazza che protegge dal dolore e dal tempo. E acquieta le coscienze: non mi chiama, non ha bisogno di me, e quindi vuol dire che sta bene. Ma in fondo forse è meglio così, e quando ora mi guardo allo specchio non trovo parole migliori di quelle cantate da Elliott smith, all'inizio di 'coming up roses'.
Sono uno sfasciacarrozze pieno di false partenze
E non ho bisogno del tuo permesso
Per seppellire il mio amore sotto questa lampadina spoglia
Novembre 2003, al circolo Arci Pàbitelé, a Udine.
Un anno fa, il 10 novembre 2003, mi laureavo, ma erano ben altre le priorità. 'Non penserai mica alla tua vita adesso, al tuo futuro', continuavo a ripetermi, quasi senza volere. 'No, stai tranquillo, c'è tempo, ho altre priorità adesso, te l'ho detto', mi rispondevo. Ora dico semplicemente: 'questo è solo un anno da dimenticare', citando senza pensarci una vecchia canzone di Venditti, "per sempre giovane".
Febbraio 2004, lungo la roggia che costeggia Viale Vat, a circa 500 metri da casa mia.
Per fortuna ho tanti cari amici che mi conoscono bene
e sanno sempre trovare le parole di cui ho bisogno.
fabio scrive:
domani=1 anno di cazzeggio di alessio
fabio scrive:
1 fottuto anno di vita insulsa
fabio scrive:
è l'anniversario
alessio scrive:
ah, era il 10 novembre
fabio scrive:
il 10
fabio scrive:
un traguardo
alessio scrive:
che sogno
alessio scrive:
un anno senza fare un cazzo
fabio scrive:
dopo un anno le cose si fanno pesanti amico mio...
fabio scrive:
pesanti
alessio scrive:
pesanti in che senso?
fabio scrive:
un anno senza fare niente è molto negativo
fabio scrive:
depressivo
alessio scrive:
infatti, guardami, ti sembro soddisfatto della mia vita
alessio scrive:
quest'anno puntavo almeno a donna da sposare
per poi avere la forza per cercare lavoro, ma niente
fabio scrive:
lavoro
fabio scrive:
a laburà
fabio scrive:
vado caro
fabio scrive:
buon pranzo
alessio scrive:
spero che un pezzo di cibo mi vada di traverso e mi soffochi
Luglio 2004, seduto a riflettere sugli scalini della salita al castello di Udine.
Ci sono stati sì brevi momenti vissuti con intensità, ma un anno è fatto di 365 giorni, non di tre o quattro. E la vita è un'avventura da vivere ogni giorno, non qualche attimo passando tutto il resto del tempo a prepararsi per una missione da compiere. Se dovessi esprimere un desiderio, ora, sarebbe riscoprire il piacere della quotidianità. Tante, piccole cose belle nelle giornate altrimenti grigie, ordinarie e ripetitive della nostra vita. Non evasione, nè fuga dalla realtà, ma soltanto il piacere delle cose semplici, scontate. 'Da quant'è che non usciamo per un cinema e una pizza? Ti va?'.
Settembre 2004, nella metropolitana di una grande città italiana.
Il tempo che passa inutilmente mi riporta a un bellissimo brano de 'il deserto dei tartari', di Buzzati.
Un libro meraviglioso che ho riletto quest'anno, immedesimandomi molto.
Purtroppo egli non si sente gran che cambiato, il tempo è fuggito tanto velocemente che l'animo non è riuscito a invecchiare. E per quanto l'orgasmo oscuro delle ore che passano si faccia ogni giorno più grande, Drogo si ostina nella illusione che l'importante sia ancora da cominciare. Giovanni aspetta paziente la sua ora che non è mai venuta, non pensa che il futuro si è terribilmente accorciato, non è più come una volta quando il tempo avvenire gli poteva sembrare un periodo immenso, una ricchezza inesauribile che non si rischiava niente a sperperare. Eppure un giorno si è accorto che da parecchio tempo non andava più a cavalcare sulla spianata dietro alla Fortezza. Si è accorto anzi di non averne nessuna voglia e che negli ultimi mesi (chissà da quanto esattamente?) non faceva più le scale di corsa a due a due. Sciocchezze, ha pensato, fisicamente si sentiva sempre lo stesso, tutto stava a ricominciare, non c'era neppure dubbio; una prova sarebbe stata ridicolmente superflua. No, fisicamente Drogo non è peggiorato, se riprendesse a cavalcare e a correre su per le scale sarebbe benissimo capace, ma non è questo che importa. Il grave è che lui non ne sente più voglia, che lui preferisce dopo colazione starsene a sonnecchiare al sole piuttosto che scorazzare su e giù per la spianata sassosa. E' questo che conta, solo questo registra gli anni passati.
Oh, se ci avesse pensato, la prima sera che fece le scale a un gradino per volta! Si sentiva un po' stanco, è vero, aveva un cerchio alla testa e nessun desiderio della solita partita a carte (anche in precedenza del resto aveva qualche volta rinunciato a salire le scale di corsa per via di malesseri occasionali). Non gli venne il più lontano dubbio che quella sera fosse molto triste per lui, che su quei giardini, in quell'ora precisa, terminasse la sua giovinezza, che il giorno dopo, per nessuna speciale ragione, non sarebbe più ritornato al vecchio sistema, e neppure dopodomani, né più tardi, né mai.
Dopo aver letto questo passo, nei giorni seguenti salendo in mansarda facevo le scale di corsa, due gradini alla volta. Si, ci arrivavo col fiatone, ma era per sentirmi un po' più giovane. Poi, ripensando ai tanti errori commessi quest'anno, ai sensi di colpa, alle mie ingenuità, ho preso coscienza del problema, ma non l'ho risolto.
Coscienza: Non lo farai mai più, vero?
Io: No, te lo giuro.
Coscienza: Si, si, sai quante volte hai detto così, e poi basta una telefonata, un cenno, un saluto...
Io: No, no, stai tranquilla, e poi il mio oroscopo per il 2005...
Coscienza: Oh, merda, ci risiamo.
Settembre 2004, davanti alla bocca della verità.
"...Nessuno sa come stai veramente, che cosa pensi, se piangi, se sei debole, meschino, egoista...." quanto hai ragione... è esattamente quello sento adesso, però mi dicono di sorridere... e io sorrido. Bellissimo post. Linkato.
RispondiEliminanon posso davvero pensare che una persona sensibile come te possa sentirsi cosi... e soprattutto non credo che il tuo sia stato un anno di errori.. son sicura che ci son tante cose belle... :)
RispondiEliminaun post in cui mi immedesimo quasi TOTALMENTE. da ogni punto di vista (eccetto per il fatto che lavoro), incluso quello della "ricorrenza" che cade, per te, in questi giorni. infatti, il 20 novembre 2003, mi laureavo in architettura. e quella metro mi pare di conoscerla....
RispondiElimina(h)s.
sai già...
RispondiEliminanon è che ogni volta posso stare a farti complimenti per quello che scrivi e come lo scrivi.
RispondiEliminama come fai?
bellupingu|!
RispondiEliminache la bocca della verità ti mangi la mano!
RispondiEliminagrande elliott...
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