Sabato sera dovevo andare a vedere una performance di John Duncan in un circolo arci di Tarcento, vicino a Udine. Naturalmente io e i miei amici eravamo in ritardo e tra i vari “vado, non vado...ma poi se vado e non mi diverto? Va bene, vado. No no, non vado” siamo partiti verso le 11 e mezzo. In viaggio ascoltavamo “Valzer d’estate” di Adamo sgranocchiando deliziosi biscotti con gocce di cioccolato fatti in casa. Verso mezzanotte siamo arrivati nel locale, su più piani, davvero molto bello. Il concerto naturalmente era finito da un pezzo. Chiacchierando di nostre ipotetiche performance artistiche che mai realizzaremo, siamo saliti fino all’ultimo piano, dove c’era in mostra una Dream Machine, la macchina inventata nel 1959 da Brion Gysin, un pittore - scrittore - sperimentatore amico di William Burroughs. Una copia della dream machine, naturalmente, visto che una delle sue caratteristiche è di essere facile da costruire anche a casa, con un vecchio giradischi, una lampadina e poco altro, come viene spiegato in questo sito.
La dream machine è una macchina che permette, guardandola ad occhi chiusi, di raggiungere uno stato onirico da svegli. In pratica di sognare ad occhi aperti. Cosa che faccio abitualmente senza l’aiuto della dream machine, ma già che ero lì ho voluto provarne l’effetto anche io, sperando di avere qualche visione, un trip, o almeno qualche minima alterazione della percezione...
Brion Gysin e William Burroughs che guardano ad occhi chiusi la Dream Machine.
Dopo aver atteso il mio turno, mi sono finalmente seduto davanti alla Dream Machine. Ho chiuso gli occhi e ho atteso uno, due, tre minuti. All’inizio non succedeva niente, anche perchè ero distratto dalle altre persone intorno che sapevo mi stavano guardando, e poi mi veniva da ridere. Forse avrei dovuto prendere un acido, pensavo. Magari a Gysin e Burroughs funzionava per quello. No dai, mica sarà una leggenda questa della Dream Machine, dicevo sempre tra me e me. Allora ho cercato di concentrarmi e piano piano la luce, pur con gli occhi chiusi, si faceva sempre più intensa.
Eccomi mentre mi concentro davanti alla Dream Machine.
Ad un tratto ha cominciato a delinearsi una figura sullo sfondo, che all’inizio non capivo esattamente cos’era. Poi la figura è emersa completamente dal buio e ho potuto vederla più chiaramente. La sentivo vicina e avevo voglia di sfiorarla, toccarla... In quell’attimo però qualcuno mi ha chiamato, e ho aperto gli occhi. Era ora di alzarsi, e ancora un po' scosso e barcollante sono sceso a prendermi una birra. Per un minuto ancora ho avuto la vista come annebbiata da un alone rosso tutto intorno. Ero stanco, avevo voglia di sedermi, e mi muovevo un po’ al rallentatore. Ogni tanto, se chiudevo gli occhi, vedevo ancora, di nuovo, distintamente quell'oggetto che avevo visto prima fissando la Dream Machine. Era così rosso, comodo, morbido e bello da vedere, era proprio il divano dei miei sogni...
L'immagine apparsa nella mia mente mentre guardavo ad occhi chiusi la Dream Machine.