martedì 11 maggio 2004

Dal medico

Oggi sono passato dal medico un attimo, per farmi fare una ricetta. C'era una persona prima di me, e così mi sono messo a leggere un numero di qualche mese fa della rivista "Intimità". Stavo leggendo la rubrica delle lettere sui problemi sentimental-sessuali, che di solito nei giornali femminili è quella che preferisco, quando è entrata la ragazza dei miei sogni. Timida, dolcissima, fragile, avrebbe potuto essere l'eroina di uno di quei romanzi dell'ottocento, una di quelle donne angeliche malate di tisi, che tutto a un tratto cominciano a tossire sangue in un fazzoletto bianco e poi lentamente muoiono, ma senza che la morte tolga loro neppure un velo di quella pallida ed eterea bellezza. Semplicemente sono troppo pure per far parte di questa terra sporca, malata in cui viviamo.

"Buonasera", fa lei (rivolta chiaramente a me, eravamo solo io e lei).
"Salve", faccio io (immediatamente pensando: ma che cazzo dici, imbecille).
Mentre vedevo nella mia mente l'immagine di lei che leggeva un libro seduta sulla poltrona di un antico palazzo di Pietroburgo e ormai "Intimità" serviva solo come scudo per nascondere il mio sguardo rapito, era arrivato il mio turno. Dopo aver parlato col medico, uscendo dalla porta, le passai accanto e con voce flebile le sussurrai un "ciao", detto così piano ma così piano che sarebbe bastato il volo di una mosca per coprirlo. Lei però l'aveva sentito, e con un sorriso angelico mi rispose: "ciao".

Fuori splendeva un bellissimo sole primaverile, con una leggera brezzolina. Salito sulla mia macchina, parcheggiata in divieto di sosta, ero stranamente contento. Nell'istante in cui accesi la macchina, dall'autoradio partirono le note di una canzone che iniziava con degli archi struggenti, e faceva così:

Nel mio cuor, nell'anima
c'e' un prato verde che mai
nessuno ha mai calpestato, nessuno
se tu vorrai conoscerlo, cammina piano perché
nel mio silenzio anche un sorriso può far rumore.

Nel mio cuor, nell'anima, tra fili d'erba vedrai
ombre lontane di gente sola che per un attimo e' stata qui
e che ora amo perché se n'è andata via
per lasciare posto a te, per lasciare posto a te.

In quel momento mi sforzai di non pensare agli orribili occhialini da sole tondi blu che M.Vandelli (quello che una volta era il cantante degli Equipe 84) indossava ormai vecchio e decrepito in tutte le trasmissioni tv di revival degli anni '60... Pensai invece agli occhi di quella ragazza, talmente verdi che se l'avessi vista piangere, una mattina d'inverno, mi sarebbero sembrati bagnati da alcune gocce di rugiada.

2 commenti:

  1. "Timida, dolcissima, fragile, avrebbe potuto essere l'eroina di uno di quei romanzi dell'ottocento, una di quelle donne angeliche malate di tisi, che tutto a un tratto cominciano a tossire sangue in un fazzoletto bianco e poi lentamente muoiono, ma senza che la morte tolga loro neppure un velo di quella pallida ed eterea bellezza."
    sei forse un po' melodrammatico???
    f.

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  2. > ... Lei però l'aveva sentito, e con un sorriso angelico mi rispose: "ciao".
    Fuori splendeva un bellissimo sole primaverile, con una leggera brezzolina.

    Sei ritornato dentro. Le hai detto che avevate entrambi sbagliato secolo, ma che la comune compagnia poteva alleviare le frustrazioni, che un paio di pargoli avrebbero senz'altro addolcito la tappezzeria grunge-vittoriana del loft in cui vi sareste trasferiti, e che con una adeguata terapia avreste sconfitto la tubercolosi.
    Action!

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