mercoledì 4 agosto 2004

Moonage daydream

Lunedì ho passato una serata piacevole, e a suo modo paradigmatica. Le prime immagini del pomeriggio sono ancora abbastanza nitide: l'arrivo in spiaggia a Grado quando il sole già stava calando, la chiacchierata su Hello Kitty e Luciano Liboni (il collegamento tra queste due cose penso sia casuale), Diego seduto sulla sabbia tutto vestito di nero con le scarpe di pelle, l'aperitivo, le lunghe indecisioni davanti a un set di accendini di un venditore ambulante...
Poi tutti a casa di Fabio e Alessia per una cena che, come tante altre cose che mi capitano in questo periodo, ha il sapore della celebrazione (non certamente di una vittoria, semmai di un rito, o di una liturgia personale). L'ultima volta che ero stato a cena da loro, infatti, era esattamente un anno e una settimana fa, in una fase della mia vita apparentemente più complicata di quella di adesso, e non potevo certo dimenticarlo. Alla fine però l'atmosfera rilassata e conviviale, l'assenza attuale di tragedie nella mia vita e soprattutto l'evitare i discorsi sui rapporti con le donne ha fatto sì che il mio sguardo non fosse come al solito rivolto verso il passato. Semmai verso un futuro un po' sfocato, forse anche per colpa di qualche bicchiere di vino, giusto per bagnare i frutti di mare
.

La bottiglia di Chardonnay consumata con gli antipasti,
la cui forma poteva effettivamente disorientare.



Ad un certo punto, visibilmente brillo, ho cominciato a scorrere i titoli della libreria di Fabio. Sul comodino, in mezzo a saggi di Derrida, Foucault e Barthes, tra i libri letti di recente troneggiavano titoli come "gli intellettuali e il sesso", "la psicanalisi e il sesso", "sesso e filosofia"...Buon per lui (e per lei), ho pensato sorseggiando un bicchiere di cognac, sorridente. Diego intanto scriveva su una cartolina, presa il pomeriggio stesso, qualche riga in una lingua di cui solo lui conosce il codice. Buon per lui che ha una persona che cercherà di interpretarlo, quel codice, ho pensato sorseggiando un altro bicchiere di cognac.

Il divano della casa di Fabio
(si intravede anche la bottiglia di cognac, vicino all'abat-jour).




Della chiacchierata sul divano ho qualche ricordo confuso (chissà perchè...), e mi vengono in mente solo alcuni flash: le tombe etrusche, le cucine aperte sul soggiorno anni '70, Susanna Agnelli e le cene di pesce, alberghi da sogno a St.Paul de Vence, quadri famosi in cambio di sgravi fiscali...
Poi, finiti anche i fondi dell'ultima bottiglia di porto, è ora di tornare a casa. Fabio e Alessia ci accompagnano in un breve tour della città vecchia a fare qualche foto e poi ci salutano, dopo questa piacevole serata. Non sanno ancora che il viaggio di ritorno sarà molto più lungo del previsto.

In realtà non abbiamo voglia di tornare subito a casa, e lungo la strada ci fermiamo in una piazzola di sosta, attirati da chissà quali sirene. E' una bellissima serata d'estate, anche se in lontananza si vedono i lampi di un temporale in arrivo. Ci sediamo sugli scogli che scendono fino all'acqua. Illuminati dai fari sembrano un paesaggio lunare, o forse ho solo visto troppi documentari sull'apollo 11, lo scorso 20 luglio.


Sugli scogli, davanti al mare.



Dopo di noi si fermano lì altre due coppie di turisti, e mentre si abbracciano romanticamente nel buio ascoltano la musica della colonna sonora di "Lost in translation" che proveniva dalla mia macchina, parcheggiata poco distante con le portiere aperte. La coppia italiana si avvicina per farmi i complimenti: "è proprio la musica ideale per un posto come questo". Avevano proprio ragione, erano arrivati ascoltando "Ikebana" di Kevin Shields e se n'erano andati con "Just like honey" dei Jesus & Mary Chain, sembrava fatto apposta.

E intanto stavamo seduti, guardando il mare di notte, calmissimo, a un passo da noi:

"Avrei proprio voglia di farmi una nuotata, in questo mare così calmo.
Pensa come sarebbe bello venire qua con la propria ragazza e poi lasciarsi scivolare
nell'acqua, di notte, illuminati solo dalla luce della luna, una scena molto da film"
.


"Eh già, ci dobbiamo assolutamente tornare".

Poi, pochi minuti dopo, mentre eravamo ormai di nuovo in viaggio verso casa, quasi con rimpianto:

"Certo che sarebbe stato proprio bello farsi un bagno, stasera,
in effetti potevamo...ma poi perchè non l'abbiamo fatto?".


"Si, boh, in effetti...avevo già anche il costume,
magari ci fermiamo alla prossima piazzola, dai".


Ma quella era naturalmente l'ultima.

Giusto il tempo di finire di ascoltare un cd ed eravamo già a Udine. Il cielo era bellissimo e si stava bene, anche se il temporale si stava avvicinando sempre di più. Sulle note di "Alone in Tokyo" degli Air pensavo che in fondo anche Udine ha la sua torre Eiffel che si vede da lontano, quando entri in città: è il ripetitore della Rai, che in quel momento mi sembrava magicamente simile alla torre di Tokyo che avevo visto in "Lost in translation", pochi giorni prima.

Il ripetitore che si vede entrando a Udine da sud.


Mentre guardavo le lucine rosse lampeggiare, cominciava a piovere. Prima piano, poi sempre più forte. Mi venivano in mente le ultime battute di "Aspettando Godot":

'Vladimiro: Allora andiamo? Estragone: Andiamo.
Non si muovono.'


La torre di Tokyo, distrutta in parecchi film da Godzilla.

7 commenti:

  1. un ipotetico telefilm con carver ipotetico regista...

    nepo.

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  2. Derrida, Foucault e Barthes...i miei maestri...
    sono contento che vi sia piaciuta la serata.ripeteremo...
    fabio

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  3. fabio, complimenti per i maestri. e per il divano....

    dj nepo.

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  4. sono estasiata. meglio del previsto. attorno a te, la magia? ***

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  5. adoro Grado. e conosco quel ripetitore:(

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  6. Dici bene.....quanta celebrazione per delle cose assolutamente normali

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