Un mese fa, mentre ero in vacanza a Lecce, uscendo la sera con alcuni miei amici, camminai con fiera determinazione su un mosaico che raffigurava una lupa che passa sotto un albero di leccio dai frutti d'oro, consapevole della diceria che chi ci passa sopra con convinzione si sposa entro l’anno (o non si laurea, ma non sarà sicuramente il mio caso).
La lupa in piazza Sant'Oronzo, a Lecce.
Nel corso della serata poi ricordo un gelato alla gelateria Natale, un concerto perso, delle mollette-farfalle (è da allora che vedo dappertutto accessori a forma di farfalla...), una chiacchierata con il mio caro amico Fluo al caffè letterario e poi...poi, verso l’una, dopo due bicchieri di pastis Ricard, rimasi solo nel centro di Lecce in preda a uno stato allucinatorio, forse per la stanchezza, o per il pastis. Cominciai così a perdermi tra le viuzze della città, pensando al mio futuro matrimonio entro l’anno.
Mi venne in mente la favola di Amore e Psiche di Apuleio. In quella favola ci sono due matrimoni, il primo quando la bellissima Psiche, per l’invidia di Venere, viene promessa sposa (ma in pratica data in sacrificio) a un mostro orribile e crudele.
“Ma ormai era giunto il tempo di adempiere a quanto aveva prescritto il crudele vaticinio
e per la sventurata fanciulla venne l’ora di prepararsi a quelle funebri nozze.
Già il lume delle fiaccole si oscurava di nera fuliggine spegnendosi sotto la cenere,
il suono del flauto nuziale si mutava in una triste nenia lidia,
il canto lieto dell’imeneo in un lamento lugubre
e la sposa novella si asciugava le lacrime con il velo nuziale".
All’insaputa di tutti, però, Psiche viene rapida dal dio dell’Amore e portata in uno splendido palazzo. In quel carcere dorato, sola ma tra tutti gli agi, piano piano si innamora del giovane dio che viene a trovarla tutte le notti, ma non può vederne il volto nè conoscere la sua vera identità. Quando una sera lo scopre e lo riconosce, contemporaneamente lo perde, perchè è venuta meno alla promessa che gli aveva fatto. Termina così questo amore idealizzato e irreale, e Psiche, scoperta anche da Venere, è costretta ad affrontare mille angosce e peripezie. Ma nelle difficoltà cresce tra Psiche e Amore un rapporto intenso e soprattutto reale. Per non morire, infatti, la bellissima fanciulla deve affrontare le durissime prove a cui viene sottoposta da Venere, mentre lui alla fine riuscirà a salvarla nell’ultima, decisiva prova, e convincerà Giove a dare l’assenso alle loro vere, definitive nozze.
"All’istante fu servito un sontuoso banchetto nuziale:
lo sposo era seduto al posto d’onore e teneva fra le braccia Psiche,
poi veniva Giove con la sua Giunone e quindi, in ordine d’importanza, tutti gli altri dei. (...)
Venere, bellissima, si fece innanzi danzando alla soave melodia di un’orchestra ch’ella stessa aveva predisposto e in cui le Muse erano il coro, un Satiro suonava il flauto, un Panisco soffiava nella zampogna.
Così Psiche andò sposa a Cupido, secondo giuste nozze e, al tempo esatto, nacque una figlia,
che noi chiamiamo Voluttà."
Un'illustrazione delle nozze di Amore e Psiche di Dorothy Mullock (1914).
Mentre cercavo di dare un’interpretazione psicanalitica a questa favola in una sorta di autoanalisi da ubriaco che faccio spesso mentre giro a caso per le strade (più spesso in macchina, stavolta a piedi) ho rivisto la sagoma dell’uomo dell’ACLI, che in quel momento mi pareva intrisa di misticismo, e grazie ad essa mi sono ricordato dov’era il mio ostello, visto che ci ero passato davanti anche il pomeriggio.
La sagoma di cartone dell'uomo dell'Acli, vicino all'ostello dove alloggiavo a Lecce.
Una volta giunto nella mia accogliente stanzetta, ho visto che c’era una bellissima scrivania di legno, e mi è venuta voglia di scrivere, ma avevo troppo sonno, e così mi sono addormentato sulle note di una canzone di Elliott Smith. Erano le 2.45 am.
it's 2:45 in the morning
and i'm putting myself on warning
for waking up in an unknown place
with a recollection you've half erased
looking for somebody's arms to
wave away past harms
La stanza dell'ostello alle 2.45.
La mattina mi sono risvegliato con in testa l’ultima immagine dell’ultima cosa che avevo sognato: la scarpetta persa da Cenerentola. Per avverare la profezia, pensai, non avevo in mano nessuna scarpetta da far provare a qualcuno, ma avrei sempre potuto dare una festa a palazzo a cui invitare tutte le più belle ragazze del regno. Entro l’anno dovrò per forza organizzarla...
La stanza dell'ostello al mio risveglio.
cool i geroglifici alle pareti!
RispondiEliminaf.
però dovevi mettere l'Amore e Psiche del Canova (1787-93)!!!
RispondiEliminaf
troppo neoclassico! a me poi quelle illustrazioni piacciono molto...
RispondiElimina